Elogio del negativo, la riflessione di Aurelio Tommasetti sulla pandemia.

Il verdetto è tutto lì: se sei negativo al tampone stai bene, se risulti positivo vuol dire che il virus ha beccato anche te. L’epidemia ha imposto una nuova categoria dell’essere, il «negativo», che è diventato sinonimo di «non malato», dunque incolume rispetto all’aggressione del male.

Su questo rovesciamento linguistico e logico che ha cambiato il paradigma della comunicazione ma che ha anche profondamente modificato le prospettive in campo politico, economico, sociale, culturale, si sviluppa l’idea di fondo di “Elogio del negativo”, saggio scritto a quattro mani da Lorenzo Calò e Aurelio Tommasetti (Rubbettino, pagine 102, euro 14) presentato a Napoli con interventi di Antonio D’Amato, magistrato, componente togato del Csm, Costanzo Jannotti Pecci, vicepresidente Confindustria Napoli e Ottavio Lucarelli, presidente dell’ordine dei giornalisti della Campania.

Suddiviso in sette capitoli, il volume parte da un excursus storico sull’origine delle epidemie e sul rapporto – spesso innervato di credenze mistiche e pratiche esoteriche – che nel corso dei secoli ha legato l’uomo al desiderio di raggiungere quell’equilibrio psico-fisico talvolta minato da morbi sconosciuti e mali incurabili. Ma, sotto la spinta dell’attuale crisi epidemica e dell’emergenza sanitaria, la riflessione si espande toccando gli effetti delle scelte politiche dei governi Conte e Draghi, analizzando prospettive e incertezze del quadro economico nazionale ed europeo, allargando lo spazio critico ai valori dell’autonomia della ricerca, della libertà di espressione, della scelta di pensiero.  Dalla sanità al welfare, dall’università all’industria, mutazioni e incognite incombono sulla ripresa. “Sì, perché la pandemia ci avrà forse spesso dato l’impressione di essere sospesi ma – statene certi – si è trattato di un’illusione. Il mondo è andato avanti, il Paese si è trasformato, nulla è rimasto (né mai più potrà essere) come prima”. (ANSA).