Premio Napoli, la finale al Teatro Mercadante.

Il gran finale della 65esima edizione del Premio Napoli, lo storico riconoscimento alla letteratura italiana, si è svolto mercoledì 18 dicembre con la proclamazione dei vincitori in un Teatro Mercadante gremito. Una festa della cultura e dell’editoria, che ha confermato ancora una volta lo spirito colto e al contempo popolare dell’iniziativa. Il presidente della Fondazione Premio Napoli, Domenico Ciruzzi, ha consegnato i premi per le tre categorie principali, votate da più di mille giudici lettori. La serata è stata condotta dalla giornalista Conchita Sannino e introdotta dalla presentazione in anteprima nazionale di “Mia cara madre”, il nuovo videoclip del cantautore Canio Loguercio.

Per la sezione “Narrativa” il premio è stato assegnato a Andrea Pomella con “L’uomo che trema” (Einaudi). Nella stessa categoria erano candidati Giulio Cavalli con “Carnaio” (Fandango) e Maria Pace Ottieri con “Il Vesuvio universale” (Einaudi).

Per la “Saggistica” il più votato dai giudici lettori è stato Gian Piero Piretto con “Quando c’era l’URSS” (Raffaello Cortina). In nomination figuravano Paolo Isotta con “La dotta lira” (Marsilio) e Salvatore Silvano Nigro con “La funesta docilità” (Sellerio).

Per la “Poesia” ha vinto Nanni Cagnone con “Le cose innegabili” (Avagliano). Gli altri due finalisti nella stessa sezione erano Francesco Nappo con “I passeri di fango” (Quodlibet) e Tiziano Scarpa con “Le nuvole e i soldi” (Einaudi).

 

I PREMI SPECIALI E LA GIURIA TECNICA

Alle sezioni votate dai giudici lettori si sono affiancate quattro categorie speciali. Il premio “Internazionale” è stato assegnato a Delphine Minoui, giornalista francese specializzata nel mondo arabo-musulmano, autrice nel 2018 del bestseller “Gli angeli dei libri di Daraya”. Premio “Cultura” a Gabriele Salvatores, regista sensibile al fascino della letteratura, come dimostra la sua filmografia: ha vinto un Oscar nel 1992 per “Mediterraneo” ed è reduce dal successo del road movie “Tutto il mio folle amore”. Premio “Napoletani illustri” a Vincenzo Maria Siniscalchi, avvocato, già più volte deputato e componente del Consiglio superiore della magistratura, nonché giornalista pubblicista e critico cinematografico. Infine, premio “Scrittori per l’Europa” a Claudio Magris, tra i più raffinati autori e saggisti d’Italia, che ha appena pubblicato il libro “Polene. Occhi del mare”.

In questi casi a indicare i vincitori è la giuria tecnica presieduta da Domenico Ciruzzi e formata da quindici membri: la scrittrice Wanda Marasco, l’autore e produttore televisivo Stefano Balassone, lo sceneggiatore e regista Maurizio Braucci, il giornalista del quotidiano “la Repubblica” Antonio Gnoli, i giuristi Alfredo Guardiano e Sergio Moccia, il medico, poeta ed editore Eugenio Lucrezi. Diversi i docenti universitari in giuria: Chiara Ghidini (Università L’Orientale di Napoli), Massimo Fusillo (Università degli Studi dell’Aquila), Bruno Moroncini (Università degli Studi di Salerno), Ermanno Paccagnini (Università cattolica del Sacro Cuore di Milano), Matteo Palumbo (Università di Napoli Federico II), Monica Ruocco (Università L’Orientale di Napoli), Pasquale Sabbatino (Università di Napoli Federico II) e Paola Villani (Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa).

LA STORIA E LE ATTIVITÀ SOCIAL DEL PREMIO NAPOLI

Nato nel 1954, il Premio Napoli ha insignito prestigiosi autori della storia culturale contemporanea. Costituisce un unicum nel panorama culturale italiano, sia perché, a differenza di altri riconoscimenti promossi da privati, è promosso da una Fondazione costituita da soggetti pubblici (Comune di Napoli, Regione Campania, Città metropolitana, Camera di Commercio), sia perché animato da migliaia di “giudici lettori”.

 

Per coinvolgere un pubblico sempre più social, la Fondazione ha attivato i canali Facebook (che conta più di 6mila iscritti), Twitter (gli hashtag ufficiali sono #PremioNapoli e #PN19), Instagram, Telegram, LinkedIn e Goodreads, il social network dedicato ai libri. La Fondazione si avvale anche della collaborazione di una vasta rete di bookblogger e booktuber con progetti quali “Blogger leggono il Premio Napoli”.

 

 

 

 

NARRATIVA. “L’uomo che trema” di Andrea Pomella (Einaudi)

Un memoir di una potenza rara. È la storia della depressione di un giovane uomo, che guarda il suo male in faccia per cercare di comprendere più che può. Usando tutte le armi che ha: l’intelligenza, la forza delle parole, la letteratura, l’arte, la musica, l’ironia, la memoria. “L’uomo che trema” racconta. Guarda la sua malattia come se fosse un corpo estraneo, la viviseziona, tenta di capire qualcosa d’importante e di farlo capire ai suoi lettori. È in gioco il senso di tutto, per lui. Sa che più si è depressi, “più le cose si fissano nell’attesa di farsi ghiaccio”, come scriveva Cioran. E, in un certo senso, la sua cronaca è di ghiaccio: proprio per questo emoziona nel profondo.

 

 

POESIA.   “Le cose innegabili” di Nanni Cagnone (Avagliano)

Tra le più suggestive raccolte di Nanni Cagnone. I 71 testi sono preceduti da numeri romani, a indicarne la funzione di “stanze” poematiche, in cui il poeta procede nell’attraversamento delle cose tangibili per rilanciarne gli interrogativi più alti e coinvolgenti per l’essere umano. Contro ogni facile ontologia, l’innovativa e al contempo classica poesia di Cagnone ribadisce la concretezza e la certezza delle esistenze, pur entro la coscienza della caducità in cui tutto quanto vive e sta nel mondo è iscritto. Cagnone tocca i vertici di una perfezione tecnica mai disgiunta dall’intensità espressiva per nitore dei significati e autentica capacità di evocazione.

 

 

 

SAGGISTICA. “Quando c’era l’URSS” di Gian Piero Piretto (Raffaello Cortina)

L’universo sovietico ha suscitato per circa settant’anni entusiasmi e avversioni. Gian Piero Piretto analizza nel suo libro eventi storici, imprese, campagne promozionali e dissuasorie subite dai cittadini del Paese dei Soviet, con uno speciale accento sulla percezione dei fatti nella quotidianità della gente comune. Propaganda, retorica, passioni sono prese in esame sulla base della cartellonistica, delle riviste, del cinema, dell’architettura e della cronaca. Tutto è documentato da un ricco apparato iconografico, tratto dalla straordinaria produzione di grafici e artisti del tempo.

 

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