Nasce al Pascale la prima rete Cardiooncologica in Italia. L’importanza della prevenzione e degli stili di vita sana.

Parte da Napoli il primo progetto di Rete Cardioncologica che mette in collegamento 10 ospedali della Regione Campania per garantire un rapido accesso alle cure e un trattamento evidence-based, quindi secondo le linee guida, a tutti i pazienti in terapia antitumorale che devono parallelamente essere seguiti a livello cardiaco per evitare complicanze; le stesse, se non trattate, sono ancora oggi responsabili di circa un terzo  dei decessi dei pazienti nei malati di tumore, dato questo molto  superiore a quello della popolazione generale. In questo modo, si compie un ulteriore passo avanti verso l’abbattimento dei tempi per la presa in carico del paziente ed essendo in campo cardiologico il fattore tempo una variabile decisiva, il risultato si tradurrà in un maggior numero di vite salvate.

Con questa importante novità si è aperto il Congresso Internazionale di Cardioncologia a Napoli: oggi all’Istituto Nazionale per i Tumori Fondazione Pascale l’appuntamento è con “Cardioncology: from Research to Clinical Practice” mentre il 31 gennaio e il 1 febbraio all’Hotel Excelsior avrà luogo il convegno III International Workshop on Cardioncology, VI Congresso Nazionale in Cardioncologia. L’appuntamento è organizzato dai Copresidenti dei due Congressi, Nicola Maurea, Direttore della Struttura Complessa di Cardiologia dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale e  Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica con il Direttore Generale Attilio Bianchi e il Direttore Scientifico Gerardo Botti. L’importante convegno si svolge in partnership con il Centro Oncologico più importante al mondo, lo MD Anderson Cancer Center di Houston, Università del Texas .

La Rete Cardioncologica in Campania mira all’obiettivo di inserirsi sulla rete oncologica campana che è coordinata dall’Istituto Pascale. La cardioncologia è infatti una disciplina relativamente giovane il cui obiettivo è diagnosticare, prevenire e trattare le eventuali complicanze cardiovascolari nei  pazienti che seguono terapie antitumorali. Infatti se la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti oncologici oggi supera il 70%, con punte tra il 90 e il 100%  (come ad esempio  in alcuni casi di tumore al seno e della prostata) e in Italia il numero di sopravviventi si sta avvicinando rapidamente ai 4 milioni – infatti sono esattamente 3.460.025 nel 2019 – in Campania sono circa 350.000, con un incremento del 24% rispetto al 2010 – purtroppo i dati confermano che il 50% dei decessi è dovuto alla patologia oncologica mentre per il 30% dei pazienti oncologici  è legata a  complicanze cardiovascolari, alcune volte causate proprio dalle terapie antitumorali. Quest’ultimo dato indica che i pazienti oncologici hanno un rischio cardiovascolare notevolmente superiore alla popolazione generale.  Varie sono le cause, ma certamente il fenomeno è in parte legato all’effetto di alcune terapie oncologiche di uso comune. Poiché i malati oncologici sono tanti, significa salvare migliaia di vite umane. Pertanto, lo sforzo di creare una Rete Cardioncologica Campana, volta a gestire tempestivamente queste complicanze, assume un valore sociosanitario fondamentale.

La Rete Cardioncologica della Regione Campania, coordinata dall’ Istituto Pascale sarà composta da:

  • il Coordinatore della Rete Cardioncologica della Regione Campania nella persona del Direttore Generale p.t. dell’INT Fondazione Pascale;
  • il Responsabile Operativo della Rete Cardioncologica della Regione Campania;
  • dieci unità per ciascun CORPUS/CORP con competenza e formazione documentata in ambito cardiologico ed oncologico.

 

“Nella nostra regione spiega Maurea   abbiamo intenzione di procedere alle attività di rilevamento, elaborazione e registrazione dei dati individuali sanitari sugli ammalati cardioncologici, attraverso l’utilizzo delle fonti di flussi informativi provenienti dai Reparti di Cardiologia ed Oncologia dei seguenti ospedali: Pascale, AOU Federico II; AOU L. Vanvitelli; AOU Salerno (che sono denominati nella rete oncologica CORPS, con funzioni di assistenza, ricerca e didattica); Ospedale dei Colli ,  Cardarelli di Napoli, Ospedale del Mare di Napoli,  Ospedale  Rummo di Benevento, Ospedale Moscati di Avellino e l’Ospedale San Sebastiano di Caserta (denominati CORP). La Cabina di Regia della Rete Cardioncologica della Regione Campania si riunirà ogni sei mesi presso l’INT “Fondazione Pascale” di Napoli. Per garantire la velocità nella trasmissione di queste notizie ci aiuta la comunicazione telematica con l’inserimento nella piattaforma digitale della Rete Oncologica della Regione Campania gestita e creata al Pascale.

All’interno della rete oncologica esistono i Gruppi Oncologici Multidisciplinari (GOM) che prendono in carico, a seconda della tipologia di neoplasia, il paziente prima, durante e dopo il trattamento oncologico. Nel GOM partecipano l’oncologo, il chirurgo, il radioterapista oltre ad una lunga serie di altre specialità.  Il cardiologo sarà inserito ai fini di discutere con i colleghi quali esami cardiologici fare prima, durante e dopo il trattamento oncologico, e con quale terapia gestire il paziente.

Le fasi del percorso cardioncologico – spiega De Laurentiis – prevedono, dopo la diagnosi della patologia, la scelta del trattamento antitumorale. Contemporaneamente si prevede che venga subito attuato un programma di prevenzione a livello cardiaco, ottimizzando le eventuali terapie per le patologie cardiovascolari già esistenti.  Così si eviteranno complicazioni come ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e diabete e patologie cardiache molto più gravi come scompenso cardiaco, infarto miocardico, tromboembolismo arterioso e venoso, aritmie, cardiopatia ischemica”.

“E’ quindi fondamentale – continua De Laurentiis che il cardiologo e l’oncologo siano sempre aggiornati sulle cure che entrambi prescrivono ai pazienti, come è fondamentale l’interazione con il territorio, con i cardiologi ambulatoriali e i medici di medicina generale. Insieme devono individuare le strutture ambulatoriali cardioncologiche che dovranno far riferimento al Centro di Cardioncologia dell’Istituto Pascale; anche in questo caso la telemedicina permette di velocizzare azioni e risoluzioni che una volta richiedevano tempi molto più lunghi. Lavorando tutti insieme (cardiologi, oncologi, ospedali in rete cardioncologica regionale e –speriamo- un domani nazionale), potremo ragionevolmente salvare numerose vite umane e migliorare la qualità di vita della maggior parte dei nostri pazienti”.

 “Il progetto è estremamente inclusivoconclude Maureaperché è aperto anche alle associazioni di volontariato e alle ONLUS che si dedicano alla salute e alla prevenzione oncologica. Noi abbiamo cercato essere sempre più capillari sul territorio per monitorarlo quanto più è possibile. E’ chiaro che un discorso del genere, se fosse “moltiplicato” a livello nazionale, farebbe aumentare in modo esponenziale la sopravvivenza dei pazienti. Abbiamo infatti molte ragioni per pensare che anche tante complicazioni burocratiche potranno essere evitate, facendoci guadagnare tempo che per noi è una variabile fondamentale. Per questo, poiché sappiamo che sono in embrione anche altre reti cardioncologiche che dovrebbero essere presto realizzate in Piemonte e in Sicilia, auspichiamo che questo discorso si sviluppi velocemente in tutta Italia in modo che si possa pensare presto a creare  una rete cardioncologica nazionale”.

Mangiare poco e seguire una corretta alimentazione, perdere i chili in eccesso in caso di sovrappeso o obesità e svolgere una regolare attività fisica non solo riduce il rischio di recidiva nel paziente oncologico, ma avrà una efficacia che andrà a sommarsi a quella determinata dalle terapie farmacologiche”. Così Nicola Maurea e Michelino de Laurentiis  Copresidenti del Congresso Nazionale di Cardioncologia che si svolge a Napoli all’Istituto Nazionale per i Tumori Fondazione Pascale  il 30 gennaio e all’Hotel Excelsior dal 31 gennaio al 1 febbraio. Oltre ai Professori Maurea e de Laurentiis , rispettivamente  Direttore della Struttura Complessa di Cardiologia del Pascale e  Direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica, l’appuntamento è organizzato con il Direttore Generale Attilio Bianchi e il Direttore Scientifico Gerardo Botti. Anche quest’anno si ripete la partnership con il Centro Oncologico più importante al mondo, l’ MD Anderson Cancer Center di Houston, Università del Texas .  

L’obiettivo della cardioncologia è diagnosticare, prevenire e trattare le eventuali complicanze cardiovascolari in pazienti che seguono terapie antitumorali; per questo il percorso terapeutico va stabilito grazie al confronto e alla collaborazione continua tra oncologo e cardiologo, così da prevenire tutte le eventuali forme di cardiopatia, dalle più lievi a quelle più importanti.  Ma, per migliorare l’efficacia delle terapie farmacologiche è fondamentale prevedere una regolare attività fisica per i pazienti cardioncologici.  Secondo i dati riportati dalla Fondazione AIOM infatti, il 38% delle persone colpite da tumore non fa sport, nonostante ne siano stati ampiamente dimostrati i benefici: praticare infatti una regolare attività fisica aiuta a combattere il cancro, a contrastare  gli effetti collaterali delle terapie antitumorali e a  prevenirne persino le recidive. “Inoltre – spiega  De Laurentiislo sport comporta tantissimi benefici a livello psicologico che si ripercuotono positivamente sull’intero organismo e su tutto il percorso terapeutico e riabilitativo. Infatti il movimento, lo stare in mezzo agli altri, creano nel paziente la percezione di ritrovata “normalità” e socialità che allontanano l’ansia e soprattutto il rischio di cadere in depressione, che può colpire fino al 40% di questi pazienti, spesso “ripiegati” su se stessi e chiusi nei loro pensieri. Per cui, un paziente stimolato e motivato diventa molto più collaborativo perchè con i suoi feedback -che per noi medici sono importantissimi –  diventa di grandissimo aiuto nella formulazione di un percorso terapeutico “mirato” e nel suo monitoraggio costante.  Di conseguenza, grazie ad un atteggiamento così propositivo, contribuisce inconsciamente a migliorarne l’efficacia perché non lo “subisce” passivamente ma ne diventa parte attiva. A questo si aggiunge il fatto che l’attività fisica provoca l’aumento delle endorfine con un conseguente stato generale di benessere; per cui, tutto questo “circolo virtuoso” che gradualmente coinvolge l’intero organismo contribuisce a migliorare moltissimo la qualità della vita del paziente”.  

“Ma il dato che emerge al Congresso, che e’ una recente acquisizione scientifica  – afferma Maurea –  e’ che l’esercizio fisico intenso protegge dalla cardiotossicita’ dei farmaci antitumorali. Fare sport intenso, insomma, previene lo scompenso cardiaco e questo e’ particolarmente vero nelle donne affette da cancro al seno.  Tanto che e’ stato illustrato  il programma di riabilitazione cardiaca  in corso all’MD  Anderson Cancer Center” .

Ma quanto bisogna allenarsi e che tipo di allenamento va adottato? Come afferma Maurea: “L’allenamento aerobico contribuisce all’ossigenazione dei tessuti, il che vuol dire purificare l’organismo dalle tossine. Vanno benissimo quindi le passeggiate veloci, la corsa moderata, la bicicletta e il nuoto. Ma occorre anche un allenamento anaerobico che rinforza i muscoli e potenzia la struttura fisica, prevenendone il decadimento. Ovviamente è fondamentale fare prima tutti gli esami necessari considerando che trattandosi di “atleti speciali”, bisogna “personalizzare” il programma per ciascun paziente. Per questo tutti i passi vanno compiuti sotto la guida costante e sinergica del cardiologo, dell’oncologo, del medico di base e del medico dello sport che potranno inserire lo sport in modo direi obbligatorio all’interno del percorso terapeutico e riabilitativo”.

De Laurentiis conferma che basta poco per “rivoluzionare” l’approccio del paziente verso il suo percorso:Con mezz’ora di attività fisica moderata da praticare tutti i giorni si ottengono dei benefici inimmaginabili: per esempio si riduce del 25% la mortalità per tumore del seno nelle donne rispetto a quelle sedentarie. A questo proposito, anche noi medici dovremmo essere più persuasivi verso i nostri pazienti spingendoli maggiormente a fare sport, perché un incoraggiamento “certificato” da parte dello specialista abbatterebbe non solo le titubanze del paziente ma anche le resistenze dei familiari. Questi ultimi infatti, per essere “protettivi” verso i loro cari ed essendo spesso poco informati sui benefici dello sport, spesso “lavorano” inconsapevolmente in una direzione opposta e non sinergica rispetto a quella che consigliamo noi: infatti, invece di incoraggiarli a muoversi consigliano loro di stare quanto più è possibile a riposo.  Se a questo aggiungiamo che solo il 39% dei pazienti dichiara di aver avuto dal proprio medico il suggerimento di praticare uno sport, possiamo ragionevolmente affermare che se questa percentuale aumentasse, anche il totale dei pazienti più “proiettati” verso l’attività fisica aumenterebbe notevolmente con tutti i benefici che abbiamo potuto analizzare fin qui”.

Anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentaleconclude Maureaperché contribuisce a contrastare gli effetti collaterali delle cure ad alto impatto sull’apparato cardiovascolare,  come la chemioterapia e le cure biologiche. Per una efficace dieta antitumorale basta seguire poche regole: bisogna limitare o abolire carne rossa, zuccheri e dolci. I latticini  vanno consumati senza esagerare, non vanno eliminati del tutto. Anche perché tutti gli alimenti devono fornire il giusto apporto dei nutrienti necessari in termini di carboidrati, proteine, vitamine, grassi e Sali minerali. Se squilibriamo una dieta rischiamo di renderla carente”. 

 

Ed ecco in fine  Il decalogo Cardioncologico :

  1. Controlla il peso corporeo evitando che incrementi sotto l’effetto delle terapie o riducendolo in caso di sovrappeso/obesità: rimanere del proprio peso forma è fondamentale per abbassare il rischio di malattie cardiovascolari e ridurre il rischio di recidiva.
  2. Adotta uno stile di vita attivo abituandoti ad usare il tuo corpo ogni volta che è possibile, spostandosi ad esempio a piedi o in bicicletta ed evitando, quando possibile, ascensori e scale mobili.
  3. Pratica attività fisica/sportiva con regolarità 2-3 volte a settimana: è una “cura” che contrasta gli effetti collaterali delle terapie e riduce nettamente sia il rischio cardiovascolare sia il rischio di recidiva del tumore.
  4. Riduci o abolisci il fumo di sigarette
  5. Riduci o abolisci il consumo di alcool
  6. Controlla colesterolo e trigliceridi, i valori possono alterarsi in corso di terapie oncologiche; per ridurli sì a dieta, attività fisica ed eventuali farmaci ipolipemizzanti.
  7. Controlla la pressione sanguigna e, in caso di ipertensione, adotta una terapia farmacologica adeguata sotto controllo medico.
  8. Scegli una dieta equilibrata, ricca in vegetali, limitando o abolendo la carne rossa e gli zuccheri e i dolci, ma senza nessun’altra restrizione particolare. Diete estreme, come ad esempio la dieta vegana, sono più difficili da mantenere equilibrate e non esiste nessuna chiara dimostrazione di eventuali vantaggi.
  9. Valuta con il tuo oncologo l’opportunità di assumere calcio, vitamina D e farmaci antiosteporotici per contrastare la tendenza all’osteoporosi indotta dalle terapie praticate.
  10. Rivolgiti ad un team cardio-oncologico per un approccio ottimale al controllo integrato dei rischi oncologici e cardiaci