Elezioni, un voto contro Renzi ed il Pd. Boom del M5S a Roma e Torino, Parisi attaccato a Sala a Milano. Grandi città al ballottaggio.

Italy: municipal electionsAndranno tutte al ballottaggio le grandi città che sono andate ieri al voto per eleggere i nuovi sindaci.

Il voto ha ad ogni modo rilevanza politica non solo perchè ha chiamato alle urne oltre 13 milioni di italiani ma anche perchè si votava in molte grandi città e soprattutto a Roma Capitale, oltre che Milano, Napoli, Torino e Bologna.

Andranno dunque al ballottaggio tutte le grandi città, a Roma la candidata del Movimento 5 Stelle Virginia Raggi affronterà al secondo turno il candidato del Pd Roberto Giachetti, restano dunque fuori dal ballottaggio i candidati del centrodestra, sia Giorgia Meloni, che arriva ad un’incollatura da Giachetti, sia Alfio Marchini, che aveva l’appoggio di Forza Italia e del Nuovo Centrodestra.

A Milano sarà invece testa a testa tra il candidato del Pd Giuseppe Sala, già commissario di Expo e Stefano Parisi, candidato di tutto il centrodestra, distanziati di soli 5.000 voti.

A Torino non sfonda e non viene rieletto al primo turno Piero Fassino, che anzi al ballottaggio dovrà stare attento alla candidata pentastellata Chiara Appendino.

Non vince al primo turno neanche il candidato del Pd nella rossa Bologna, la “ditta” evocata da Bersani, Virginio Merola non arriva neanche al 40% dei consensi e dovrà vedersela al ballottaggio con la candidata della Lega (col sostegno di tutto il centrodestra) Lucia Bergonzoni, con Bugani del M5S a fare da ago della bilancia.

Sono dunque i candidati più “antirenziani”, compreso Luigi De Magistris a Napoli, ad emergere da questa tornata elettorale, a Roma e Napoli il Pd va addirittura fuori dal ballottaggio, mentre a Milano (definita da Renzi “un calcio di rigore”) sono solo 5000 i voti di distacco tra Sala e Parisi. Non avrà giocato a favore tutta la vicenda delle primarie (che probabilmente va ripensata) nè il mood negativo nei confronti del Governo ma sono sicuramente segnali che fanno suonare campanelli d’allarme al Nazareno.

Non dormirà sonni tranquilli il Premier Matteo Renzi che dovrà scegliere se impegnarsi a fondo in queste due settimane di ballottaggio correndo però il rischio di mettere il cappello anche su una eventuale sconfitta oppure restare defilato e cercare di limitare i danni.

Per quello che riguarda il centrodestra appaiono evidenti due segnali, innanzitutto che quando è unito riesce ad andare al ballottaggio, come a Milano, Bologna e Napoli, mentre quando è diviso, come a Roma, resta fuori dai giochi.

Il secondo segnale riguarda la leadership, per la quale la spinta di Silvio Berlusconi, che pure aveva condotto il centrodestra ad un quasi miracolo nel 2013, sembra essersi definitivamente esaurita, il deludente risultato di Alfio Marchini, unito al balletto sulla candidatura poi ritirata di Guido Bertolaso lascia intendere che servono volti nuovi per ricompattare uno schieramento che possa essere ancora maggioranza nel paese ed intercettare i voti di chi non è soddisfatto da Renzi ma neanche da Salvini e dal M5S.

Proprio sui grillini va l’ultima riflessione, in alcune città come Roma e Torino sfondano mentre in altre città come Milano e Napoli non riescono ad arrivare al ballottaggio.

Infine raccolgono le briciole le ali estreme, sia quelle a sinistra del Pd, come ad esempio Fassina a Roma, sia Casapound.

 

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