Figure nello specchio del tempo – Personale di Nicholas Tolosa Castel dell' Ovo – Sala delle Terrazze, dal 12 al 31 agosto 2014.

locandina_FIGURE_NELLO_SPECCHIO_DEL_TEMPOMartedì 12 agosto 2014, presso Castel dell’Ovo – Sala delle Terrazze, a Napoli, in via Eldorado 3, si è inaugurata una mostra personale d’Arte contemporanea di Nicholas Tolosa con il patrocinio morale dell’ Osservatorio Comunicazione Partecipazione Culture Giovanili (OCPG) dell’ Università di Salerno e del Centro Culturale TECLA con il contributo critico di Ada Patrizia Fiorillo, intitolata: “Figure nello specchio del tempo”.

Risale all’incirca a quattro anni orsono la breve nota di presentazione scritta per Nicholas Tolosa. L’artista, conosciuto ai tempi del mio insegnamento presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, mi aveva contattato via mail, trascorso ormai un po’ di tempo da quando avevo lasciato la sede partenopea. Una modalità che si è ripetuta anche per l’occasione odierna, complice la potenzialità dell’etere che ha riannodato il filo di un dialogo a distanza.

Partirei allora proprio da lì, da quelle osservazioni che conservano, mi sembra di poter dire, una loro attualità rispetto al lavoro del giovane campano. Ciò in ragione del fatto che la sua pittura non registra significativi cambiamenti rispetto alle prove realizzate tra il 2007 ed il 2009, ovvero l’arco di tempo sul quale mi ero soffermata. La persistenza  di forma e contenuti, non è però da leggere come un dato negativo.

Registra al contrario una cifra di coerenza l’insistente sguardo che egli porge su ‘dinamiche’ che coinvolgono direttamente la sua sensibilità. Insomma l’artista sembra non riuscire proprio a distrarsi da quelle problematiche che attengono alla sfera del sociale, quindi all’uomo del nostro tempo, sovente assuefatto alle inadempienze di un vivere sociale o, peggio, all’azzeramento di quel fondamento etico che dovrebbe regolarne l’esistenza. Notavo infatti in quella piccola testimonianza che i suoi dipinti orientati ad un dettato figurativo restituivano nella loro animata composizione ricondotta alla sintesi di un taglio ‘fotografico’, sia il carattere dei suoi studi formativi nel campo della scenografia, sia la traduzione, la più efficace linguisticamente per lui, di tematiche certo scottanti o toccanti. Su questa linea si pone dunque ancora oggi Tolosa. Ciò non per pedanteria, né incapacità immaginativa o quantomeno per compiaciuta stasi espressiva.

Risponde ancora all’esigenza di un’interiore necessità la pratica di una pittura che alza il sipario su volti, figure, silhouette che affollano il suo universo visivo. Immagini che egli ferma come un’istantanea scattata da un obiettivo in bianco e nero, incuneando così lo sguardo in quel doppio registro, se è ammissibile, della pittura e della fotografia. Della pittura Nicholas conosce la grammatica: gioca quindi sui valori lineari, sui contrasti tra luce ed ombra, sul motivo delle campiture piane; della fotografia accetta l’istante, il valore della referenzialità, quel suo essere, come direbbe Barthes, «un certificato di presenza».

Eccolo in qualche modo a richiamare la nostra attenzione su pagine dolenti e inconfutabili: gli occhi di un bambino spalancati su una sorta di j’accuse o quelli smarriti che riecheggiano domande prive di risposta, il senso di vuoto di un uomo solo davanti al baratro del nulla, il cammino disperato di una cordata verso un esodo forzato. Immagini di denuncia che l’artista accoglie dalla realtà della quale si fa osservatore cosciente, guardando e guardandosi come in un gioco di specchi nel quale tira dentro la propria immagine. Un incisivo autoritratto, un ulteriore fotogramma inquieto e dubbioso, ma non privo di aspettative e di speranza. Può il mondo aprirsi ad una nuova vita? Nel suo stile icastico, la raffigurazione di una maternità prospetta uno spiraglio, porge il fianco alla memoria, scava in quel punctum, nel contorno di un profilo, per ritrovare innanzi tutto se stesso.