Fino a mercoledì 20 maggio al Teatrino di Corte di Palazzo Reale, va in scena L’isola disabitata di Niccolò Jommelli su libretto di Pietro Metastasio.
L’opera del compositore aversano, per la prima volta in cartellone al Lirico di Napoli, vedrà sul podio Rinaldo Alessandrini, direttore tra i più esperti in assoluto di questo genere di repertorio, mentre la regia è affidata a Mariano Bauduin.
Le scene sono di Dario Gessati, i costumi di Marianna Carbone mentre le luci sono firmate da Guido Levi.
Rappresentata per la prima volta a Ludwigsburg nel 1761, L’Isola disabitata ha goduto di splendida fama ed è stata posta in musica oltre che da Jommelli, da svariati compositori tra cui Sarti, Traetta, Haydn, Spontini, Paisiello. Alla base dell’opera il conflitto, di matrice illuminista, tra natura e cultura, espresso dall’allegoria dell’individuo solitario sull’isola deserta.
Isola dove Costanza, qui interpretata da Raffaella Milanesi, crede di essere stata abbandonata, insieme alla sorella minore Silvia (che avrà la voce di Silvia Frigato) dal marito Gernando (Davide Luciano). Il dolore e l’ astio di Costanza sono temperati dalla gioiosa freschezza di Silvia che, giunta all’isola troppo piccola per ricordare il mondo civilizzato, gode della vita semplice nella natura. Si scoprirà poi che Gernando non aveva abbandonato la sposa ma era stato rapito dai pirati e tenuto per anni prigioniero e ricomparirà nell’ isola con l’ amico Enrico ( interpretato da Alessandro Scotto di Luzio) in cerca di Costanza. Lieto fine e matrimonio in vista anche per Silvia e Enrico.
Bauduin immagina come location della vicenda Palazzo Donn’Anna, è lì che si ritroveranno i naufraghi dopo una lunga separazione. “Palazzo Donn’Anna – spiega il regista – così abitato e disabitato, è un po’ la metafora della Scuola napoletana. Sembra che stia per crollare e invece finisce sempre per risorgere”. Bauduin ha inserito in scena anche la figura di Matilde Serao (interpretata da Antonella Morea) a cui sarà affidato il compito di recitare l’antefatto della vicenda, ambientata alla fine dell’Ottocento. L’sola disabitata si inserisce in quel recupero della grande tradizione partenopea che è uno dei leitmotiv delle ultime stagioni del Massimo napoletano un cammino intrapreso negli ultimi anni e che ha visto susseguirsi produzioni di successo come, Il Marito disperato e Il Maestro di Cappella di Domenico Cimarosa, La Furba e Lo Sciocco di Domenico Sarro e il Don Trastullo dello stesso Jommelli.