Omaggio a Aung San Suu Kyi. Parole forme gesti della libertà e della giustizia, iovedì 5 giugno 2014 ore 18.00, Sala del Capitolo del Convento di San Domenico Maggiore.

locandinaaungAd Aung San Suu Kyi, birmana, prigioniera per decenni del regime militare e premio Nobel per la pace – è dedicata una lettura scenica dei testi scritti dai vari autori e da lei stessa che toccano temi come la convivenza civile, la giustizia la democrazia, partendo dall’affettività personale, dal “privato”, collegando sentimenti e pensieri di un vissuto personale alla vita di un intero Paese e ai diritti di ciascun essere umano.

Il testo è composto da sei monologhi inediti, scritti da Maricla Boggio insieme a Augusto Bianchi Rizzi, Fortunato Calvino, Alberto Bassetti, Stefania Porrino, Vittorio Franceschi, che saranno letti da: Antonella Morea, Rosa Fontanella, Rita Montes, Gioia Miale, Pietro Iuliano, Antimo Casertano. Le letture saranno introdotte da una breve presentazione dell’Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli Nino Daniele.

“Può una donna birmana, prigioniera nella sua casa, farsi protagonista dell’opposizione democratica nel suo paese fino a diventare un esempio positivo per tutto il mondo, per tutte le democrazie e, contemporaneamente, conservare umanità e semplicità di comportamenti? Aung San Suu Kyi c’è riuscita e, dando un contributo decisivo alla liberazione del suo popolo dalla dittatura militare, si è proposta non solo come una delle personalità più forti ed uno dei protagonisti politici più efficaci della nostra epoca, ma anche come un esempio straordinario di dignità personale e di libertà dai condizionamenti del potere. E’ rischioso fare paragoni, ma accanto a lei penso ad esempi come quello del Mahatma Gandi e di Nelson Mandela e, dunque, a come ogni persona può dare il suo contributo al progresso ed alla giustizia anche senza armi e senza un grande potere economico, ma con la forza delle proprie idee e con la coerenza dei propri comportamenti.

NOTE DI REGIA – di Fortunato Calvino

Il progetto di Maricla Boggio su AUNG SAN SUU KYI è un’iniziativa che dà voce a una figura di donna che con i suoi gesti e le sue idee ha cambiato la politica di un paese dittatoriale. Un “omaggio”, che fatto a Napoli, per me acquista un duplice significato sia culturale che politico. Ho chiesto a un gruppo di attori di dare voce a questa straordinaria figura di donna diventata punto di riferimento per il suo popolo e per tutti i popoli oppressi da dittature. La lettura scenica sarà realizzata in un luogo magnifico, la Sala del Capitolo che è nel convento di San Domenico Maggiore, e non ci poteva essere scenografia migliore per dare voce a quello che autori come Maricla Boggio, Alberto Bassetti, Augusto Bianchi Rizzi, Fortunato Calvino, Vittorio Franceschi, Stefania Porrino, hanno appositamente scritto per AUNG SAN SUU KYI. Desidero ringraziare l’Assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nino Daniele, per aver creduto in questa iniziativa e gli attori che grazie alla loro disponibilità rendono possibile questo evento.

Fortunato Calvino

PRESENTAZIONE – di Maricla Boggio

Da anni seguo Aung San Suu KYI, che riunisce in sé i caratteri di una leader coraggiosa nel sostenere la causa della libertà del popolo birmano a prezzo di una lunga prigionia con quelli di una donna ricca di sentimenti familiari, che non ha esitato a sacrificare per non venir meno al compito che si è prefissa, di portare il suo Paese alla democrazia. Aung è una donna che dialoga a tu per tu con le persone, entrando nella loro vita, immedesimandosi nelle loro necessità. Certo è in grado di tener testa alle personalità politiche che le sono nemiche, ma la sua singolarità emerge soprattutto dalla condivisione dei comportamenti quotidiani che la mostrano sorella della sua gente. Attraverso le lettere che ha scritto dedicandole al suo popolo, comincia raccontando di suoi sentimenti privati – la gioia per la nascita di un bambino, il confortevole contatto con la trapuntina ereditata dalla madre e così via – per arrivare a riflettere sulla miseria di quanti devono allevare i figli senza le dovute cure mediche, senza i mezzi necessari alla loro crescita. Da questo fine tessuto narrativo, che emerge dalle tante lettere da lei dedicate al suo popolo, viene scandita una successione di temi che descrivono la vita del popolo birmano. Ne ho tratto gli interventi in cui Aung appare protagonista di un realtà complessa e sofferta. Ho voluto poi sollecitare alcuni autori fra i più affermati e partecipi delle tematiche di impegno attuale in Italia, perché scrivessero un loro testo dedicandolo ad Aung San Suu Kyi. Ecco allora il concitato e sognante monologare di un prigioniero assorto fra il ricordo del passato e l’incertezza onirica del presente – Vittorio Franceschi -; ecco la rievocazione popolata di fantasmi delle due sorelle a cui sono stati uccisi i genitori in un campo di sterminio, fino a un consolatorio riconoscimento di possibile riscatto – Stefania Porrino -; ecco un rivocare fra il sogno e la veglia della donna vedova del suo grande amore, in dialogo con lui – Alberto Bassetti -; ecco una testimonianza a constatare di persona delle tremende difficoltà esistenziali da parte di chi si oppone al regime che Aung nella sua prigionia combatte – Augusto Bianchi Rizzi -; ecco ancora la donna delle terre trafitte dalle guerre che si vede sottrarre il figlio dai soldati che ne fanno un soldato bambino, rubandogli il diritto all’infanzia, fino a che l’ormai distrutto ragazzo non tornerà a casa – Fortunato Calvino, che firma anche la regia del lavoro. Ho voluto portare, attraverso il teatro che è metafora di vita, un contributo a una causa di libertà sostenuta da una donna che ebbe il Premio Nobel per la Pace per questa sua battaglia. Realizzare con sei autori un testo, ciascuno con la sua autonomia drammaturgica è stata un’operazione che ho realizzato con piacere e convinzione, e a cui Fortunato Calvino ha dato entusiastico e sapiente appoggio.

Maricla Boggio