Le storie in versi da “Chi l’ha visto?” nel nuovo libro di Maria Grazia Calandrone.

Copertina CalandroneQuando si parla di Maria Grazia Calandrone bisogna stare molto attenti. C’è nella  sua poesia qualcosa di profondamente suo che si muove in luoghi ( o non luoghi) lasciando una traccia da seguire molto utile al lettore per ritrovare e riconoscere molto di se stesso. Senza ombra di dubbio la Calandrone è ormai da considerarsi una delle voci più autentiche della poesia italiana di questi ultimi anni.

E quest’ultima raccolta Gli Scomparsi – storie da Chi l’ha visto (LietoColle 2016, Collana Gialla oro) lo testimonia in modo particolare.

“Questo libro – spiega la Calandrone in una nota –  è dedicato ad alcune vite incontrate grazie al museo dinamico dello schermo televisivo. Televisione, internet, realtà virtuale: mezzi nei confronti dei quali la scimmia nuda che siamo nutre sentimenti ancora sperimentali.

E proprio su questi sentimenti ancora sperimentali che la realtà levigata della sua poesia le permette di esplorare nuovi territori seguendo la mappa nuova, diversa. Un percorso difficile che le consente di sfuggire al cliché del verso facile, ad effetto per scavare a mani nude sulla crosta dura di un inconscio che ancora detta legge, alleato perfetto del dolore e complice occulto della Poesia:

Foto calandroneI capannoni della Precisa a fianco/ della ferrovia. Manici, traversine/ e calci di fucile per le bordure, alberi di modeste proporzioni/ sotto forma di smarrimento/ a dorso di vento. Quell’anno/ si sbrigliava un libeccio ritardatario – si sbrogliava dai rami bianco e/ cedevole come una fune. Un bambino di terra leggermente/ sovracuta e imbronciata/ mormorava in quella luce di ortensia come un’informazione contraddittoria.// Piove fitto e leggero; docilmente/ macera e divaga/ il mondo in questa gabbia atrocissima/ sul blu spartano delle serrande – sull’ordine/ cartesiano delle autostrade/ sferraglianti e luttuose. Il requiem delle lanterne/ nell’interregno. In quel giardino/ di lacca non è mai salita anima viva/ anche solo per trovare le ossa, piuttosto grandi e incontaminate./ Nel sistema nervoso degli alberi/ il relitto di antiche coperture erbacee. Quello sul ciglio/ è portatore di una santa/ schiavitù d’amore, del percorso/ saturnale di un continuo fiorire. Dopo viene la patria, la tariffa di/ ormeggio (i cavi telefonici, le fumarole).// Siamo i fuochi che alzano la testa dalla terra che cerca la sua fine/ tra le stupide masse innuvolate. Lenti/ ingrandimenti, binocoli /puntati al confine. Spostamenti a freddo/ di mobilio e arbusti, un bel canto di uccelli, quel ridere/incondizionato/ eversivo: /fedele. Usciamo a piedi nella puntura del polline/ nell’abitato antico: siamo la meta di un pellegrinaggio, allevatori/ di bestiame tra i resti del Castello.”( L’andamento a pagoda dei cieli montani)

LietoColle

http://www.lietocolle.com/shop/collana-gialla/calandrone-maria-grazia-gli-scomparsi/

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