Zero Waste, appello al ministro Galletti, non bruciare le "cosiddette ecoballe", ma processarle per recuperare i materiali.

RIFIUTI: AD PARTENOPE,CAUSA EMERGENZA NON E' IMPIANTO ACERRAda Franco Matrone di Zero Waste/Rifiuti Zero riceviamo e pubblichiamo

C’è chi propone di interrarle in discariche protette e chi incenerirle ma non nel proprio territorio perché troppo inquinato. Magari inquinando quello del vicino.

Un po’ per ciascuno non fa male….

Soprattutto i tanti prof. campani si sgolano a spiegare che quelle “balle” oramai non fanno più paura perche mummificate, dimenticando che due inchieste della Procura di S M Capua Vetere e Nola, attraverso il deposito di consulenze tecniche indipendenti, e queste sì di altro profilo scientifico, hanno dimostrato inconfutabilmente come quelle “balle” prese a campione contenessero rifiuti tal quale, pneumatici, contenitori di solventi e acidi, pile al mercurio, scarti della lavorazione dei pellami e finanche medicinali di diverso tipo e fibre di amianto.

Nel tavolo di Partenariato per il Piano regionale per le bonifiche prodotto quattro fa, a cui eravamo presenti con poche altre associazioni purtroppo (poi a chiacchiere in tanti rivendicano Aarhus) avevamo lanciato l’idea che per la “monnezza imballata” (eco balle ??), poiché costituiva start up in quanto non c’era di paragonabile al mondo (solo le istituzioni campane del tempo e i loro consulenti universitari potevano inventare un deposito a garanzia di quel tipo per banche e finanziatori dell’incenerimento), aveva bisogno di una soluzione al suo trattamento che provenisse dai migliori istituti di ricerca al mondo sulle tecnologie sostenibili per l’ambiente. Avevamo proposto, già in precedenza all’Assessore Ganapini, nel 2008, in quanto referente europeo, di promuovere e finanziare un bando internazionale che in sei mesi producesse progetti dai più importanti istituti di ricerca del mondo, che operano nel campo della salvaguardia ambientale, che soddisfacessero i criteri di sostenibilità, salvaguardia e economicità e venissero vagliati da una commissione composta da rappresentanti delle istituzioni, ricercatori e cittadinanza attiva per la scelta del progetto finale che superasse ogni proposta di incenerimento. Proposta, ovviamente, come tante altre prodotte dalle varie associazioni di cittadinanza attiva, rimasta nelle buone intenzioni di farla riemergere in sede di discussione in Consiglio da parte di qualche Consigliere regionale maggiormente sensibile, ma la Giunta Regionale a cui compete la gestione delle aree previste dal Piano regionale di bonifiche ha pensato bene di inserirlo nell’attuale Piano RSU e ha dato il via al bando di gara per un inceneritore dedicato, quello previsto a Giugliano, appunto.

Nel frattempo Napoli e piazza del Plebiscito è stata attraversata dal #fiumeinpiena dei 100 mila cittadini che, tra l’altro, chiedevano con forza un nuovo e più sostenibile Piano regionale dei RSU.

Successivamente incontrammo  il Ministro Orlando che aprì ad una disponibilità a discutere di una soluzione allo smaltimento delle “balle di monnezza” con gli stakeholder territoriali avvalendosi di istituti italiani Enea, Cnr e Ispra, che sono poi quelli che sostanzialmente hanno dato copertura tecnica al Piano regionale Rifiuti Urbani e a quello per gli Speciali in Campania con le conseguenti infrazioni Ue, non dimenticando che tante sono le procedure comminate all’Italia per incapacità gestionale del settore,  che pesano e peseranno sulle tasche della collettività.

Oggi leggiamo di una proposta del Ministro dell’Ambiente G L Galletti per soluzioni che tenga conto di “eliminazione dei pericoli per l’ambiente, contenimento dei tempi dello smaltimento e messa in sicurezza per contenere la penalità, minimizzazione dei costi e accettabilità sociale della scelta, operata in condivisione con la Regione”.

E dopo un anno di lavoro di una commissione di super esperti c/o il Ministero, avanza tre proposte di soluzione:

1 – realizzazione di un impianto di incenerimento dedicato nel comune di Giugliano che richiede tre anni per la costruzione dell’impianto e circa 14 anni, fino al 2033, per il completo smaltimento delle eco balle;

2 – smaltimento presso impianti di termovalorizzazione, esistenti in Italia e all’estero, con un costo di circa 800 milioni di euro (??) e una durata di circa dieci anni;

3 – diversificare la soluzioni in rapporto alla volumetria dei siti di stoccaggio. Per il più grande messa in sicurezza permanente dei rifiuti trasformandolo in una discarica a norma, con impermeabilizzazione della falda, captazione del biogas prodotto e copertura delle “eco balle” con strutture definitive e destinato sia per scopi sociali che per la produzione di energie rinnovabili. Per i rimanenti, dovrebbe avviarsi l’incenerimento con recupero energetico come da normativa dettata dall’articolo 35 dello ‘sblocca Italia’ con un costo complessivo di circa 280 milioni di euro e un tempo di realizzazione di circa tre anni”.

“Total burn”, direbbe l’Agenzia Eu per l’Ambiente, o al massimo una discarica tal quale. Entrambe soluzioni contrarie alla Direttiva UE e al principio del ciclo integrato.

Ma non può sfuggire a chi si interessa dell’argomento l’approssimazione delle proposte, corredata da inesattezze tecniche che si spera amplificate dalla sintesi giornalistica, in attesa di essere verificate nello specifico dal verbale delle dichiarazioni del Ministro al Parlamento.

E proprio quando il Parlamento Eu approva la risoluzione di moratoria per l’incenerimento e l’eliminazione delle discariche entro il 2020.

Non solo, violando persino la direttiva poi resa materia legislativa dallo stesso Ministero per l’obbligo del pre trattamento finalizzato al conferimento in discarica.

Nel frattempo è nata la Città Metropolitana a guida del Sindaco di Napoli, città che ha aderito al protocollo verso #rifiutizero 2020.

C’è un Comune, Giugliano appunto,  che ha superato la fase commissariale dotandosi di un Sindaco pienamente legittimato dal voto popolare che, come dichiarato nel suo programma, mai consentirà sul suo territorio la costruzione di un impianto di incenerimento di rifiuti.

E dulcis in fundo, proprio ieri si è insediata una Giunta Regionale che sulle questioni Rifiuti ha declinato un programma di revisione del PRRSU contrario ad ogni ipotesi di nuovi inceneritori e discariche.

E che dire delle manifestazioni (proprio oggi invitiamo il Ministro a Parma) che in tutta Italia chiedono con forza di cambiare rotta verso una gestione degli scarti post consumo più sostenibile e rispettosa dei territori e orientata alla #circulareconomy che guarda alla Cop21 di Parigi più che a procedure del secolo scorso.

E finanche la garbata polemica aperta col Presidente del CNR prof. Nicolais è servita per un confronto successivo, vis a vis, su tecnologie che, pur da tempo presenti, a suo dire, in strutture di ricerca, non trovassero adeguata applicazione alle problematiche del settore, convenendo che innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale fossero imprescindibili.

Ecco perché noi vorremmo sommessamente insistere sulla quarta soluzione, inespressa dal Ministro, mi auguro per mancato approfondimento, avendola già presentata al suo predecessore Orlando, alla Giunta regionale precedente ed elaborate  e consegnate con le relative risultanze alla Commissione Potocnik, , quando l’expertise di Zero Waste Europe fece per loro l’audit sul Piano Regionale coinvolgendo l’Arcadis di Bruxelles su indicazione dell’Agenzia europea dell’Ambiente in audizione sulla procedura d’infrazione EU per la vergognosa gestione del ciclo dei rifiuti in Campania.

La proposta prende abbrivio tre anni fa dal rendere operativo da subito, tra i vari progetti in campo, quello che sul piano delle B.A.T. garantisce la migliore gestione in loco del processo di smaltimento ( con impianti modulabili, riadattabili e riutilizzabili in contesti differenti)  in termini di costi, sostenibilità ambientale e indotto occupazionale nel rispetto di un territorio già profondamente segnato da incuria e degrado ambientale.

Cioè nel segno delle premesse che il Ministro Galletti ha indicato appena ieri, e dopo un anno di commissioni di esperti, al Parlamento.

E’ un progetto industriale che prevede di processare le “balle” attraverso gli STIR trasformati in “Fabbriche dei Materiali” in situ  (il che potrebbe risolvere il problema in 8 anni) anziché fare l’inceneritore a Giugliano o spedirle su e giù per l’Italia e l’Europa a bruciare cose che normativamente non possono essere bruciate, se non previa caratterizzazione.

In tal senso la realizzazione dei distretti MRBT (Material Recovery Biological Treatment) come proposta strategica per il trattamento del RUR risponde coerentemente al rispetto della Direttiva Discariche 99/31 (obbligo di pretrattamento) che stiamo sostenendo e proponendo e in parte contribuendo a realizzare  in molti territori e che come alternativa all’incenerimento risponderebbe, meglio e più, ai requisiti indicati in premessa dal Ministro (meno gas serra, meno rischi per la salute, incentivazione occupazionale, controllo in entrata, economicità, ecc.).

Ma soprattutto lavorando sul “recupero dei materiali” più che mai preziosi per la scarsità di materie prime e per la nostra impoverita economia manifatturiera.

Se tale impiantistica si avvalora del progetto della “Civiltà del Sole” utilizzando copertura in fotovoltaico, si riduce fino ad azzerarlo, il costo energetico.

Ed ecco perché rifuggiamo anche da tuttologi e taumaturghi dell’ambiente che pensano di spostare su altre comunità la soluzione , bruciando risorse preziose e creando problemi che non sono in grado di affrontare a casa propria confondendo norme legislative e filiere tra RSU e Rifiuti speciali e finanche giudicando “economicamente conveniente e normativamente legittimo l’incenerimento delle ecoballe  che non  aggiungerebbero danno sanitario diretto e indiretto alla popolazione locale” forse perché si rivolgerebbero ad altre popolazioni per le quali, in barba ad ogni ragionevole casistica epidemiologica come quelle prodotta da Isde Italia, si presuppone un’immunità divina.

Infine, nelle more di scelte che non possono in alcun modo prescindere da un confronto di partecipazione collettiva con i territori di competenza, ai sensi di Aarhus, dal Partenariato all’ Agenda 21, ci permettiamo insistere sulla proposta formulata, convinti che non basta l’esperienza italiana, ma occorre aprirsi al mondo del sapere globalizzato ( basterebbe un bando internazionale in 6 mesi) per trovare la migliore soluzione compatibile con il disastro prodotto in Campania dalla sciatteria e dall’incompetenza delle sue istituzioni come certificato dalla Corte di Giustizia Europea.

Noi faremo fino in fondo, responsabilmente, la nostra parte.

 

Franco Matrone

Zero Waste/Rifiuti Zero  Italy