Il sistema idraulico ipogeo del Foro Civile, venerdì 23 agli Scavi di Pompei

Il racconto del sottosuolo dell’antica Pompei è protagonista della conferenza “Il sistema idraulico ipogeo del Foro Civile” che si tiene venerdì 23 febbraio, alle ore 17, presso l’Auditorium del Parco Archeologico di Pompei.

L’incontro, organizzato dall’Associazione Internazionale ‘Amici di Pompei’ ETS, propone i risultati delle indagini realizzate dagli speleologi dell’Associazione Cocceius, presentati da due relatori: lo speleologo Graziano Ferrari, presidente dell’Associazione Cocceius e l’archeo-speleologo Daniele De Simone.

Tra il 2018 e il 2020 l’Associazione Cocceius, grazie ad un accordo con il Parco Archeologico di Pompei, ha perlustrato e studiato la zona sotterranea che si trova al di sotto del Foro Civile, di via Marina e della cosiddetta Villa Imperiale dell’antica città. Qui è, infatti, presente un complesso sistema ipogeo di raccolta, conservazione e drenaggio delle acque realizzato in antico. Dopo oltre un secolo – l’ultima esplorazione risale all’inizio del XX secolo- è stato indagato attraverso tecniche speleologiche che hanno consentito di aggiungere dati sulla gestione delle acque nel sottosuolo della città. L’indagine, oltre a dare informazioni sull’evoluzione del sito tra il II a.C. e il I d.C., ha fornito dati sulle caratteristiche strutturali dei condotti, sulle potenziali cause di degrado e di dissesto della struttura che funziona tutt’oggi per il drenaggio del Foro Civile. Tali dati, che sono significativi per la comprensione delle scelte costruttive dei progettisti antichi, costituiscono anche una base di conoscenza fondamentale per le azioni future di conservazione e tutela che il Parco Archeologico di Pompei potrà intraprendere.

I condotti oggetto della ricerca – racconta Graziano Ferrari – erano stati esplorati solo nell’anno 1900 dagli operai addetti agli scavi destinati al ripristino funzionale del sistema, per cui non ne era mai stato steso un rilievo. Gli scavi per il ripristino non furono completati mentre le recenti esplorazioni hanno così rivelato l’esistenza di un tratto di circa 15 m di lunghezza in cui è ancora presente il riempimento originale ricco di materiale fittile. Si tratta di un cosiddetto ‘record intatto’, – continua Graziano Ferrari – che meriterebbe quindi una delicata operazione di scavo archeologico in ambiente confinato ipogeo. Tali informazioni forniscono dati utili alla comprensione dell’urbanistica delle domus soprastanti e dell’evoluzione nel tempo della gestione idrica del settore di Pompei compreso fra il Foro Civile e Porta Marina.”.