Istat, dati demografici, popolazione in calo di 7.000 unità, immigrati rendono stabile, crollo natalità

Popolazione quasi stabile grazie alle immigrazioni dall’estero

Natalità in discesa, mortalità in forte calo: sei neonati e 11 decessi per 1.000 abitanti.

Più immigrati e meno emigrati dell’anno precedente: il saldo migratorio netto sale da +261mila nel 2022 a +274mila nel 2023.

Calo demografico più sensibile nei Comuni delle Aree interne del Mezzogiorno: variazione di circa il 5 per mille in meno sull’anno precedente; riduzione della popolazione in quattro comuni su cinque.

Popolazione residente straniera in crescita: 5 milioni e 308mila individui al 1° gennaio 2024, +166mila sull’anno precedente.

“Grave. Anzi gravissima la situazione italiana. È un crollo senza fine quello a cui stiamo assistendo inerti malgrado i ripetuti allarmi. Questo crollo demografico ci sta condannando ad un futuro insostenibile dove non saremo in grado di far fronte ad una spesa sanitaria crescente perché la popolazione attiva continua a calare. Ma anche la tenuta del sistema previdenziale è compromessa e i fenomeni dello spopolamento delle aree interne e rurali soprattutto del Sud sembra compromettere il futuro di intere aree del Paese”. Lo ha dichiarato Adriano Bordignon, Presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, commentando gli ultimi dati diffusi dall’Istat sugli indicatori demografici. “Un grande Paese, il nostro, che sarà sempre meno grande per il futuro, e vedrà calare il proprio Pil a causa della variabile demografica. Nell’ipotesi più accreditata da Istat – prosegue Bordignon – si va verso 13 milioni di abitanti in meno nel periodo 2023-2080. Si perderà l’equivalente dell’attuale intera popolazione del Mezzogiorno se non si interviene con tempestività, progettazione di lungo periodo ed ingenti risorse. Nel medesimo periodo i dati previsionali Istat ci dicono che la potenziale forza lavoro si dimezzerà, così come il contingente dei giovani ed esploderà la componente anziana, con i ‘grandi vecchi’ che quasi triplicheranno. Di fronte a tutto ciò – afferma Bordignon – serve un Piano shock di rilancio di cui deve farsi immediatamente carico la politica nazionale, ma anche europea e locale. Non possiamo più perdere tempo altrimenti verremo ricordati come quelli che sapevano e non hanno agito”.