World Press Photo, l’edizione 2020 a novembre.

© Yasuyoshi Chiba, Giappone, Agence France-Presse Straight Voice Un giovane illuminato da cellulari recita una poesia mentre altri manifestanti recitano slogan per chiedere un governo civile invece di quello militare, durante un blackout a Khartum, in Sudan, il 19 giugno 2019. Le proteste dei mesi prima avevano portato a un colpo di stato e alla rimozione del presidente Omar al Bashir, che governava il paese da oltre trent’anni. World Press Photo
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Sono stati annunciati i nomi dei vincitori della 63esima edizione del World Press Photo, il concorso di fotogiornalismo più prestigioso al mondo.

La pandemia di portata globale legata al Coronavirus non ha reso possibile la celebrazione ufficiale dei vincitori dell’edizione 2020 del concorso, ma non ha impedito alla giuria internazionale di esaminare i lavori di 4.282 fotografi, provenienti da 125 paesi per un totale di 73.996 immagini. In finale sono arrivati 44 fotografi provenienti da 24 paesi, tra cui spiccano ben sei fotoreporter italiani premiati: Alessio Mamo, Daniele Volpe, Lorenzo Tugnoli, Luca Locatelli, Fabio Bucciarelli e Nicolò Filippo Rosso.

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Quest’anno si aggiudica il World Press Photo of the Year 2020 il giapponese Yasuyoshi Chiba (AFP) con lo scatto “Straight Voice” che mostra un giovane, illuminato dalla luce di alcuni cellulari, mentre recita una poesia nel mezzo di un blackout avvenuto durante una manifestazione a Khartum, in Sudan, il 19 giugno 2019.

Il World Press Photo Story of the Year 2020, invece, viene assegnato al francese Romain Laurendeau con un reportage che racconta la condizione sociale di tanti ragazzi algerini che hanno ispirato le rivolte del 2019 in Algeria.

 

La CIME, uno dei maggiori partner europei della Fondazione World Press Photo di Amsterdam, anche quest’anno consoliderà la collaborazione con il MANN – Museo Archeologico di Napoli per organizzare ed esporre World Press Photo Exhibition 2020, auspicabilmente il prossimo novembre.

Vito Cramarossa (Cime) ha sottolineato che “quest’anno, più che mai, il nostro lavoro è messo a dura prova dalla situazione legata alla pandemia, da un punto di vista sia organizzativo che economico, come d’altronde quello di tutte le realtà che lavorano nel comparto culturale.

Ritengo che mai, come in questo momento, la cultura necessiti del sostegno da parte delle Istituzioni e dei partner privati, ma soprattutto di politiche culturali lungimiranti che possano rilanciare il comparto culturale della Campania e di tutto il Paese”.