Istituto Madonna Assunta, la denuncia di una mamma: bambini della scuola dell’infanzia discriminati, solo 3 volte al mese in presenza.

dalla nostra lettrice Marina Vagnoni riceviamo e pubblichiamo
Scrivo in merito ad una incresciosa situazione che sto vivendo insieme a molte altre famiglie di bambini iscritti all’Istituto Comprensivo Statale Madonna Assunta di Napoli. Tale istituto comprende scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado. Mia figlia è iscritta al primo anno di scuola dell’infanzia.
In data 7 aprile, in occasione della riapertura delle scuole fino alla prima classe secondaria di primo grado, decisa a livello nazionale, anche il nostro Istituto ha riaperto i battenti. Si dà il caso però che siano in corso lavori per la sostituzione delle scale antincendio, finalmente iniziati lo scorso febbraio al termine di una vicenda durata circa 4 anni. La scuola presenta dunque, attualmente, gravi carenze strutturali che impediscono la piena fruizione da parte degli studenti e impongono la necessità di un contingentamento delle presenze quotidiane all’interno dell’edificio, limitate a 100 unità per turno comprendenti studenti e personale scolastico.

La dirigenza, con atto unilaterale e in mancanza di una previa consultazione degli organi collegiali, ha elaborato un piano di turnazioni che prevede, per la scuola primaria e il primo anno di secondaria primo grado, un’alternanza di lezioni in presenza e a distanza, mentre esclude quasi completamente le classi dell’Infanzia dalla presenza se non per tre giorni al mese. 

Dunque in una scuola pubblica si decide che i bambini più piccoli saranno gli unici a fare le spese delle carenze strutturali a cui nel corso di anni non si è posto rimedio, con gravissime responsabilità intrecciate a tutti i livelli istituzionali, a partire da quella stesa dirigenza che ora si dichiara del tutto scevra di responsabilità.

Si tratta di una discriminazione assolutamente iniqua, in quanto è stato deciso arbitrariamente che alcuni studenti avessero più diritti di altri e dovessero essere maggiormente tutelati, mentre altri potessero essere del tutto scartati.

Chiedo e rivendico che si lavori affinchè simili provvedimenti discriminatori ai danni di bambini in tenerissima età siano stigmatizzati, ed affinchè si solleciti chi di dovere a trovare soluzioni degne di una comunità educante che si definisca tale, all’insegna della cooperazione e della solidarietà. Noi genitori non abbiamo voce in capitolo, e dunque non ci resta che denunciare pubblicamente questa situazione.

Marina Vagnoni