Il Procuratore Gratteri ai giornalisti: stampa sempre fondamentale. La camorra si è evoluta come non mai

Il Procuratore della Repubblica di Napoli Nicola Gratteri è stato invitato al convegno su Giustizia e Informazione organizzato dal Sindacato Unitario Giornalisti della Campania alla Caserma Nino Bixio (sede del Reparto Mobile della Polizia a Napoli).

All’incontro, moderato da Angelo Covino, hanno preso parte la segretaria del SUGC, Geppina Landolfo, il presidente della FNSI, Vittorio Di Trapani, il segretario generale aggiunto della FNSI, Claudio Silvestri, il giornalista sotto scorta Mimmo Rubio.

Gratteri si è mostrato disponibile al massimo nei confronti degli organi di informazione, ritenuti dal Procuratore elemento fondamentale per il confronto, nonostante sia stato egli stesso vittima tante volte di articoli diffamatori.

Non manca una tirata d’orecchie per i sindacalisti presenti, dei quali condivide le preoccupazioni per le implicazioni sulla libertà di stampa dovute alla Riforma Cartabia ed al successivo emendamento Costa, ma ai quali ricorda che in sede di discussione della riforma stessa giornalisti e soprattutto editori furono a dir poco timidi se non proprio silenti.

Gratteri ha poi parlato di una nuova stagione di rapporti con gli organi di informazione, soprattutto attraverso lo strumento della conferenza stampa, notando però come il alcuni casi venga poco “capita” la portata delle notizie, prendendo ad esempio l’operazione di inizio mese che stroncava un giro di riciclaggio internazionale con il sequestro addirittura di una banca.

Proprio questa operazione è servita da spunto per illustrare l’evoluzione della criminalità organizzata in Campania, dal punto di vista imprenditoriale, molto attiva nel settore dei servizi, della grande distribuzione, e non ultimo il mondo del dark web e delle criptovalute.

Cose molto diverse ad esempio, dal fenomeno delle stese, che Gratteri, che è stato Procuratore Capo a Catanzaro, ritiene impossibili in Calabria perchè la ‘ndrangheta cerca sempre il consenso popolare e non permetterebbe uscite del genere.

Infine un rimando al diritto di oblio ed alla questione della protezione dei dati personali, un personaggio pubblico non può avere il diritto che non si parli di lui.

La magistratura, in conclusione, deve comunicare con i giornalisti perchè l’opinione pubblica ha diritto di sapere.