L’Europa vota contro l’Europa, Italia in controtendenza, boom di Renzi ma il primo partito è quello degli astenuti.

Ci viene detto di pensare europeo, di ragionare europeo, finanche di scrivere europeo, e quindi l’analisi del voto europeo non può che partire dalla visione europea.

Il voto di ieri (in realtà si è iniziato a votare il 22 in Gran Bretagna ed in Olanda) ha sancito che l’Europa così come è stata fino ad ieri, quella dell’asse franco-tedesco, non va più bene. In quasi tutti i paesi i partiti euroscettici hanno incrementato di gran lunga i loro consensi, in molti casi diventando i partiti di maggioranza relativa.

Nigel_Farage_MEP_1,_Strasbourg_-_DiliffGRAN BRETAGNA In Gran Bretagna il partito Ukip (United Kingdom Independence Party) di Nigel Farage, al debutto in una competizione elettorale, si attesta come primo partito, ottenendo il 27,5 delle preferenze dei cittadini britannici. Il che significa che se si dovesse votare per il Parlamento, probabilmente Farage sfratterebbe dal n.10 di Downing Street l’attuale inquilino, il premier conservatore David Cameron. Proprio i conservatori sono i grandi sconfitti  di questa tornata europea, rischiando anche di vedersi soffiata la seconda piazza dai laburisti.

Il partito di Farage viene erroneamente accostato al Movimento 5 Stelle, ma in realtà la piattaforma politico-programmatica dell’Ukip è molto più assimilabile a quella della Lega Nord, dal momento che ha come cardini fondamentali la lotta alla moneta unica europea (che il Regno Unito si guarderà bene dall’adottare) e soprattutto la necessità di porre un freno all’immigrazione. La campagna elettorale di Farage ha fatto leva sul fatto che molti cittadini britannici nei prossimi anni rischieranno di perdere il lavoro perchè lo stesso lavoro potrà essere svolto da un immigrato a salari inferiori. E’ lo stesso problema che si è posto nei mesi scorsi anche la Svizzera, con i referendum che hanno suscitato enorme clamore al di fuori della Confederazione Elvetica.

 

 

 

marine_le_pen_-_croppedFRANCIA Veniamo alla Francia, altra “faglia” del “terremoto” euroscettico che ha colpito l’Europa, il primo partito è il Front National di Marine Le Pen, figlia dello storico leader Jean-Marie, che raccoglie oltre il 25% dei consensi e batte il record del 2000, ottenendo quello “sdoganamento” che ha cercato invano per tanti anni suo padre. Anche in Francia le tematiche antieuro e quelle legate all’immigrazione hanno fatto presa sui cittadini, in modo particolare sui giovani. Aggiungiamo che il Partito Socialista del Presidente Hollande ha registrato un vero e proprio crollo attestandosi al 14,7%, minimo storico. Tiene, anche se certo non può festeggiare, l’Ump, il partito di centrodestra dell’ex presidente Sarkozy. Il premier francese Valls ha parlato apertamente di terremoto, ed anche se ha ribadito che non verrà sciolto il Parlamento, è impossibile non immaginare che il voto europeo non abbia ripercussioni sugli scenari nazionali francesi, Il dato politico è che in Francia è finito il bipolarismo, adesso c’è un terzo interlocutore autorevole come Marine Le Pen.

 

 

 

 

 

 

I-PROMOTORI-DELLA-LISTA-TSIPRASGRECIA  Successo euroscettico anche in Grecia, dove la lista di sinistra legata ad Alexis Tsipras esce dalla tornata elettorale come primo partito, registrando il 26,7% delle preferenze, più di 4 punti oltre il partito al governo, i conservatori di Nuova Democrazia, terza piazza (quasi il 10%) per Alba Dorata, partito di estrema destra, che conquista seggi anche nelle elezioni amministrative. Proprio in queste elezioni amministrative sono andati avanti i candidati indipendenti, sostenuti da liste civiche e fuori dai grandi partiti, segno della forte ondata di antipolitica anche in Grecia.

 

 

 

GERMANIA Nonostante i titoli dei giornali tedeschi si affrettino a proclamare che il turno elettorale è stato favorevole alla Cancelliera Merkel, anche in Germania i partiti euroscettici hanno fatto strada, Alternative für Deutschland, formazione nata solo un anno fa, ha infatti totalizzato il 7% delle preferenze. La CDU-CSU (ossia l’alleanza tra Cristiano-Democratici e Cristiano-Sociali bavaresi che di fatto è il partito che sostiene la Merkel) si attesta al 35,5%, calando soprattutto in Baviera, mentre il partito Social-Democratico sale al 27,3%. Sempre in Germania (e dove sennò) si gioca la partita per scegliere il prossimo Presidente della Commissione Europea, tra il Socialdemocratico Schulz (quello che Berlusconi chiamo “kapò”, appellativo riaffibbiatogli da Grillo durante la campagna elettorale) ed il Popolare Juncker, lussemburghese ma considerato vicino alla Cancelliera.

matteorenziITALIA E veniamo quindi al Belpaese, che ha votato in controtendenza dal resto d’Europa. Se nel Continente i partiti di centrosinistra al governo perdono consensi, gli italiani sono in luna di miele con Matteo Renzi, è tutto merito del premier ex Sindaco di Firenze infatti se il Partito Democratico riesce a sfondare la soglia del 40% (40,81%), riuscendo dove avevano fallito Veltroni e Bersani. Quella del PD al Parlamento Europeo sarà probabilmente la delegazione più numerosa del Gruppo del Partito Socialista Europeo, ma forse anche la più numerosa in assoluto. Grande sconfitto Beppe Grillo col suo Movimento 5 Stelle, che viene praticamente doppiato da quello che Grillo chiamava “pdmenoelle”, fermandosi al 21,15%. Cala ma non crolla Forza Italia, il partito dell’ex premier Berlusconi, che ha condotto la campagna elettorale da condannato ai servizi sociali, arretra al 16,80%, ma è un soggetto politico con il quale bisognerà fare i conti e che dovrà giocoforza essere il capofila della coalizione di centrodestra che contenderà il governo del Paese al PD renziano. La pattuglia di deputati forzisti, inoltre, pur se ridotta, sarà molto probabilmente determinante per consentire al Partito Popolare Europeo di rimanere il primo gruppo parlamentare. Ottima affermazione della Lega Nord sul fronte euroscettico, il “nuovo carroccio” registra il 6,16% e soprattutto consolida Matteo Salvini come leader autorevole, il segretari0 leghista infatti registra anche un eccellente successo personale totalizzando più di 300.000 preferenze. Superano la soglia di sbarramento del 4% la lista Tsipras (4,03) ed anche l’alleanza NCD-UDC, che si attesta al 4,38%. Non supera invece la soglia Fratelli D’Italia guidato da Giorgia Meloni. Sparisce o quasi Scelta Civica. Il primo partito in Italia è però quello degli astenuti, se infatti il dato definitivo dell’affluenza è il 57,22%, significa che il 42,78% non è andato a votare, nonostante l’election day che prevedeva anche l’elezione di 2 Governatori (Piemonte ed Abruzzo) e di  26 Sindaci di Comuni Capoluogo di provincia (tra cui Firenze). La conclusione che si può ragionevolmente trarre è che il sentimento di euroscetticismo e di antipolitica si è tradotto più che nel voto a partiti euroscettici nel non voto tout-court. Ci penseranno gli esperti di flussi elettorali a spiegare in dettaglio cosa è successo, a senso probabilmente una fetta di elettori del M5S non ha ripetuto il voto espresso alle politiche alle elezioni europee, forse spaventata dai toni usati dal comico genovese. Non è ancora chiaro cosa possa succedere per ciò che riguarda gli scenari futuri, Renzi potrebbe avere la tentazione di passare all’incasso nonostante il voto di ieri sia una sicura legittimazione popolare per il premier. Il quale adesso ha un’occasione più unica che rara per portare avanti le riforme, riducendo il potere degli altri partiti che sostengono la sua maggioranza, in primis il Nuovo Centrodestra di Alfano; inoltre il voto di ieri avrà sicuramente una funzione di stabilizzazione nel gioco delle correnti all’interno del Partito Democratico, che ha raggiunto i massimi storici proprio grazie al premier toscano. Per quello che riguarda lo schieramento di centrodestra, numericamente la coalizione c’è, il problema è tramutare le maggioranze numeriche in piattaforme politico-programmatiche, e questo dovrà farlo un leader che non potrà essere Silvio Berlusconi, il quale potrà però sicuramente giocare un ruolo di padre fondatore e nume tutelare dello schieramento moderato. Uno schieramento moderato che dovrà però tenere conto anche delle istanze della Lega Nord. Se a ricomporre queste istanze sarà un uomo come Corrado Passera o una donna come Marina Berlusconi questo emergerà nei prossimi mesi.

RESTO D’EUROPA  Anche in Spagna avanzano i partiti euroscettici, mentre il Partito Popolare del premier Rajoy (che sabato sera era allo Stadio Da Luz di Lisbona seduto accanto al Presidente del Real Madrid Florentino Perez) ed il Partito socialista rimangono i primi 2 partiti ma perdono consensi, avanza Podemos, formazione vicina a Tsipras, in Austria notevole affermazione del Fpoe, partito di estrema destra una volta guidato da Jorg Haider, euroscettici avanti anche in Olanda, Belgio, Svezia, Slovacchia e Danimarca.

IL NUOVO PARLAMENTO EUROPEO Secondo la BBC, il nuovo parlamento Europeo dovrebbe riflettere questa composizione, in calo i gruppi europeisti tradizionali, sia socialisti, sia popolari, in ascesa i gruppi euroscettici ed indipendentisti. Il Partito Popolare Europeo dovrebbe perdere 59 deputati ed attestarsi a 208seggi ma comunque rimanere il primo gruppo parlamentare europeo. Come si è detto, sarà con ogni probabilità decisiva la pattuglia di deputati “azzurri” dall’Italia. Il Partito Socialista Europeo (a cui aderisce il PD italiano) rimane sostanzialmente stabile, totalizza 186 seggi, perde 2 deputati e di fatto compensa il tracollo dei socialisti francesi con l’affermazione dei dem italiani, sicuramente questo avrà ripercussioni all’interno delle cariche interne ed in qualche ruolo chiave nella Commissione Europea (magari D’Alema come “mister Pesc”, il ministro degli esteri europeo). In calo anche i Conservatori (inglesi, ma anche cechi e polacchi), che perdono 11 seggi fermandosi a 45 deputati, così come i liberali (inglesi e belgi principalmente), che perdono 23 seggi portando 58 deputati. In calo anche i verdi, che perdono 6 deputati fermandosi a 49. In aumento le formazioni di sinistra che dovrebbero mandare a Bruxelles 42 deputati, 7 in più del 2009 (beneficiando dell’affermazione della lista di Tsipras in Grecia, ma arretrando nelle altre formazioni di sinistra come i partiti comunisti), il gruppo dei federalisti (ai quali dovrebbe aderire l’Ukip di Nigel Farage e che avrà nelle sue fila anche la Lega Nord) che avrà 38 deputati, 9 in più rispetto al 2009, e tutta la galassia degli euroscettici, che aumentano di ben 88 deputati la loro compagine, arrivando a 117 seggi. Di questi gran parte saranno quelli del Front National di Marine Le Pen, la vera vincitrice di queste elezioni europee 2014.

PIETRO PIZZOLLA

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