Nocturama, un film sul terrorismo nichilista di una generazione perduta.

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È notizia recente l’arresto di sei siriani che stavano preparando un attentato in Germania ai mercatini di Natale di Hessen, e sono passate poche settimane dalle commemorazioni del secondo anniversario delle stragi a Parigi nel novembre 2015. In questa cornice di attualità si inserisce il film francese Nocturama, in visione a novembre su Netflix e di recente proposto anche dall’Institut Français di Palermo al cinema De Seta nella sua rassegna in lingua originale Cinemardi #5. La pellicola di Bertrand Bonello cerca di affrontare l’argomento da una nuova prospettiva, insolita e forse ancor più disturbante.

Rifiutata nel 2016 al Festival di Cannes “per ragioni politiche” – così pervenne dalla Croisette la motivazione – l’opera tratta il tema del terrorismo e racconta la preparazione, inquietante e sinistra, di un attacco in un centro commerciale da parte di un gruppo di giovani. Ognuno, per conto proprio, comincia uno strano balletto tra i dedali della metropolitana e delle strade della capitale. I ragazzi sembrano seguire un piano: i loro gesti sono precisi, attenti, minuziosi, quasi pericolosi. Convergono verso un unico punto, un grande magazzino, all’orario di chiusura. Presto Parigi esploderà nelle loro infauste intenzioni. A spingerli però non c’è nessuna motivazione ideologica, religiosa, filo islamica, anarchica o insurrezionalista. Ed è proprio questo a fare paura, la matrice nichilista di una generazione autodistruttiva. Già Haneke con Caché – Niente da Nascondere nel 2005 aveva ritratto i figli della buona borghesia francese intenti a perseguire logiche assurde nei loro progetti di violenza e terrore – in quel caso si trattava del rapporto padri figli – ma qui Bonello alza decisamente il tiro.

Nocturama è un film che non intende rendere conto della realtà o dell’attualità – per quanto vicine, scottanti e insopportabili, forse motivo del rifiuto a Cannes – ma si propone di captare un sentimento del mondo e della Storia in fieri grazie a una scrittura cinematografica che fa propri gli strumenti della poesia – laddove ce ne sia ancora traccia nel rituale macabro dei protagonisti -, della musica, del cinema horror e fantastico. Un film fulminante, tragico, bello e intelligente, un’opera d’artista e d’esteta ma anche un testo cinematografico politico: l’istantanea di un mondo svuotato, sull’orlo del precipizio, e che ormai non può che passare di catastrofe in catastrofe.

 

di Renato Aiello

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