Pestaggi in cella, agenti penitenziari sul tetto del carcere di Santa Maria Capua Vetere. La protesta del sindacato.

Alcuni agenti della Polizia Penitenziaria sono saliti su un tetto del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), per protestare contro le modalità adottate dalla polizia giudizaria e dalla Procura per notificare gli avvisi emessi nell’ambito di una indagine su presunti prestaggi verificati nella struttura carceraria lo scorso marzo, in piena emergenza sanitaria.

La moglie di un detenuto, Daniela Avitabile, racconta quanto visto stamani. “Sono arrivata alle 7 e c’erano parecchi carabinieri che fermavano le auto in arrivo al carcere; io sono stata fermata e mi hanno fatto passare, mentre gli agenti li trattenevano per identificarli. Gli altri agenti della Penitenziaria già dentro sono stati fatti uscire dalla struttura; c’è stata tensione”.

Nella mattinata di oggi i poliziotti penitenziari in divisa di Santa Maria Capua Vetere, all’ingresso del carcere e mentre si accingevano ad entrare in istituto per iniziare il servizio, sarebbero stati fermati dai carabinieri per controlli e, addirittura, avrebbero sequestrato dei telefoni cellulari. Tutti i poliziotti sono usciti nel piazzale del carcere perché si sarebbero sentiti abbandonati dal comandante che sembra non esserci. “I poliziotti penitenziari si sentirebbero offesi per le modalità in cui sarebbero stati trattati, considerato che questa azione sarebbe avvenuta in presenza dei familiari dei detenuti”.
A dichiararlo è Michele Vergale Dirigente Nazionale del SIPPE Sindacato Polizia Penitenziaria che aggiunge: “durante il blocco non erano presenti sul posto nessun funzionario della polizia penitenziaria e neanche il direttore, giunti solo dopo il controllo quando i carabinieri sarebbero andati via; questo avrebbe fatto scatenare la rabbia di tanti colleghi che si sarebbero trovati davanti a questa imbarazzante situazione e si sarebbero sentiti abbandonati”. Pare che sul posto, dopo il controllo, siano arrivati anche dei magistrati.
Non è ancora chiaro – afferma Vergale – se trattasi di un’operazione di polizia oppure di un normale controllo del territorio. Si sarebbe registrata  anche una fila chilometrica di auto e ritardi nell’iniziare un pubblico servizio della polizia penitenziaria. Il SIPPE – conclude Vergale – chiederà chiarimenti a chi di dovere per comprendere che cosa davvero sia successo e se potevano essere adottate altre modalità per svolgere l’eventuale operazione di polizia, anche a tutela della dignità non solo della polizia penitenziaria ma dei poliziotti stessi.