Alternanza scuola lavoro, Fedeli: errori da correggere.

da Tribuna Politica Web

C’è confusione. Alternanza non è orientamento al lavoro: è conoscenza del lavoro. Alternanza scuola-lavoro non è apprendistato, non è stage non è tirocinio. Questo è il discrimine. 

Per accompagnare tutto il processo abbiamo varato un portale che sarà presentato il 16 dicembre insieme alla carta dei diritti e dei doveri degli studenti. Per segnalare le buone pratiche, gli esempi positivi ma anche con un “bottone rosso”

il fatto che i nostri ragazzi e le nostre ragazze abbiano più conoscenze e competenze di innovazione è un tema che riguarda la qualità formativa del nostro futuro

Dobbiamo gestire il processo,  qualificarlo, non abbandonarlo! Rendere l’alternanza scuola-lavoro strutturale è anche un modo per superare le differenze nei percorsi formativi fra Nord, Centro e Sud.

 

di Dario Tiengo – Nominata Ministra dell’Istruzione dell’Università e della ricerca il 12 dicembre 2016 con il Governo Gentiloni, Valeria Fedeli, prima vicepresidente del Senato, arriva fisicamente al Ministero di Viale Trastevere il 15 dicembre. Prima del Parlamento una vita passata in Cgil al vertice nazionale ed Europeo di categoria. Con il suo arrivo al Miur deve constatare che il tempo per approvare le deleghe della 107, (“buona scuola” ) scadono il 16 gennaio 2017 e non c’era quasi nulla di pronto. Per iniziativa della Ministra – nonostante il periodo natalizio – il 14 di gennaio tutte e otto arrivano al Consiglio dei Ministri e così si salvano. Dopo i passaggi parlamentari, il 7 di aprile di quest’anno sono diventate leggi con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Pragmatica e determinata, con questo primo successo ha risposto con i fatti alle piccole polemiche che hanno accompagnato la sua designazione. Dopo un anno al Ministero, abbiamo fatto con Valeria Fedeli un primo bilancio partendo da un punto che è al centro dell’attenzione e di molte polemiche: l’alternanza scuola -lavoro

 

Alternanza scuola-lavoro. Un tema di grande attualità. Polemiche, contestazioni degli studenti: sembra impossibile parlarne con pacatezza e lucidità. Che ne pensa?

L’alternanza scuola lavoro nasce nel 2004/2005 con diverse articolazioni per la sua attuazione. Con la 107 – la cosiddetta “buona-scuola” – si fa diventare strutturale l’alternanza. La legge 107 introduce l’alternanza scuola-lavoro all’interno dei percorsi formativi.  Per gli istituti tecnico professionali 400 ore negli ultimi tre anni delle superiori e 200 ore nei licei. Concettualmente e culturalmente è molto simile a ciò che in altri paesi, Francia e Germania, hanno già introdotto.

In pratica di che stiamo parlando?

Ci sono competenze della cultura dell’innovazione già presente  nel mondo del lavoro che è giusto che i ragazzi e le ragazze acquisiscano. Un’operazione che unifica i saperi tradizionali con i nuovi saperi che arrivano dal mondo del lavoro. Un esempio di questo è  il pensiero computazionale ( ndr. vedi  http://www.raiscuola.rai.it/lezione/cos%C3%A9-il-pensiero-computazionale/10184/default.aspx) Si tratta quindi dell’unificazione dei saperi e della loro implementazione.

Cambiamenti complessi, che spesso per la portata che hanno – e per la fatica che implica la loro applicazione – suscitano risposte di rigetto. C’è anche chi chiede l’eliminazione dell’alternanza scuola-lavoro…

Quest’anno scolastico 2017 2018 è il terzo di applicazione. Un processo di innovazione così importante deve essere accompagnato. E’ questa la risposta alle difficoltà, alle applicazioni non corrette e anche agli errori che sono stati commessi.  Non dobbiamo rinunciare ad andare avanti.  Dobbiamo gestire il processo,  qualificarlo, non abbandonarlo! Rendere l’alternanza scuola-lavoro strutturale è anche un modo per superare le differenze nei percorsi formativi fra Nord, Centro e Sud.

E’ comunque un processo che coinvolge tutto il mondo della scuola a partire da dirigenti e insegnanti. Sono preparati?

Si è iniziato anche il percorso di formazione dei docenti, visto che parliamo di un’innovazione didattica.

Ma in capo a chi sta la responsabilità dell’applicazione dell’alternanza scuola-lavoro?

La legge 107 dice che sta in capo al dirigente scolastico, il quale deve fare le convenzioni. La legge dice anche che ci deve essere la carta dei diritti e dei doveri degli studenti e che si affronti il problema sicurezza. Il tutto deve avvenire dentro le compatibilità economiche. Sono stati stanziati 100mln per anno perché i costi non debbano gravare sulle famiglie.

Non prevedete quindi, che ci siano costi a carico delle famiglie? In alcuni casi però è successo…

Se è successo, si tratta di errori che devono essere corretti. Non si possono introdurre variabili che, di fatto, diventano discriminatorie

Sembra più un percorso a ostacoli che l’applicazione di una riforma. Non le pare?

Certo, abbiamo dovuto affrontare molte difficoltà. Ad esempio, tutto è partito senza la carta dei diritti e dei doveri degli studenti, un elemento centrale per costruire il rapporto con gli studenti e le famiglie: ora l’iter è finalmente concluso.  C’è stato poi il problema delle deleghe sulla buona scuola da attuare. Ma non solo: abbiamo costruito insieme a Inail un corso per la sicurezza nei luoghi di lavoro che sarà on line dal 16 dicembre e gratuito. Nel momento in cui con l’alternanza esci dalla scuola, occorre essere preparati anche sul tema sicurezza.

C’è anche una problematica inerente al controllo dei processi e alla loro applicazione. In che modo pensate di agire?

Abbiamo fatto un accordo con Anpal per avere tutor a disposizione. Cominceremo con 250 tutor (che aumenteremo costantemente),e  li metteremo sui territori nelle situazioni meno sperimentate, quindi dove servono tutor preparati nell’alternanza scuola-lavoro. Vogliamo che siano i facilitatori nella costruzione qualitativa dei processi di alternanza e facciano monitoraggio. Il monitoraggio e il controllo per funzionare devono avere basi solide e affidabili.

Ci sono, però, anche problematiche legate a chi accoglie, sul fronte del lavoro.

In questo campo ho responsabilizzato le federazioni nazionali.  Sono partita dall’industria, ma non è il solo interlocutore.  Chi sostiene che l’alternanza scuola-lavoro sia soltanto legato all’impresa, sbaglia.

Ci sono state esperienze in cui le ragazze e i ragazzi sono stati usati come lavoratori sostitutivi . Vi risulta?

Vero. E qui bisogna essere molto chiari. C’è confusione. Alternanza non è orientamento al lavoro: è conoscenza del lavoro. Alternanza scuola-lavoro non è apprendistato, non è stage non è tirocinio. Questo è il discrimine.  Se non si comprende questo, non si è nemmeno nella condizione di qualificare il progetto formativo anche da parte di chi accoglie gli studenti. E’ un punto fondamentale. Ci sono esempi largamente positivi e, in alcuni casi, straordinari. Anche negli enti locali. Penso, ad esempio all’esperienza del Comune di Milano.

Niente fotocopie o servizio al tavolo quindi?

Il tema è capire che nel processo produttivo c’è anche la fotocopia come c’è la patatina nel processo produttivo di McDonald. Ma l’alternanza scuola-lavoro serve a inquadrare nel modello produttivo i vari elementi e a comprenderne il significato e il funzionamento. I ragazzi e le ragazze non vanno lì per essere “quelli che servono le patatine” o, in altri casi, per fare fotocopie o centralino. La differenza è molto chiara.

Siamo coscienti dei limiti nell’applicazione della legge e questi vanno corretti. Va anche qualificato lo sforzo che stiamo facendo in questi mesi. Le intese nazionali con le rappresentanze in particolare con quelle dell’industria (quindi confindustria, federchimica, federfarma e così via). Li chiamo alle loro a responsabilità.

Più precisamente?

Ho detto loro: il fatto che i nostri ragazzi e le nostre ragazze abbiano più conoscenze e competenze di innovazione è un tema che riguarda la qualità formativa del nostro futuro quindi anche voi siete responsabili. Di che cosa? Di come li accogliete e di come corrispondete a questa innovazione.  Voi per primi non potete confondere l’alternanza con l’apprendistato. Se la confondete, diventa lavoro gratuito e in questo modo non contribuite certo a formare al meglio la classe dirigente del futuro.

Nel caso di malfunzionamenti o, nel migliore dei casi, di “fraintendimenti”,  serve comunque un meccanismo di controllo e di segnalazione. I tutor sul territorio certo sono molto utili, ma non sufficienti per coprire tutte le realtà. Come possono intervenire gli studenti e le famiglie per fare segnalazioni?

Per accompagnare tutto il processo abbiamo varato un portale che sarà presentato il 16 dicembre insieme alla carta dei diritti e dei doveri degli studenti. Per segnalare le buone pratiche, gli esempi positivi ma anche con un “bottone rosso” che dia l’opportunità agli studenti di segnalare malfunzionamenti, anche nei contesti ambientali in cui non si può segnalarlo al preside o al tutor. Il ragazzo o la ragazza che fanno la segnalazione fanno in modo che sia possibile prendere in carico quella specifica situazione attraverso il nostro direttore regionale

Cosa non le piaciuto delle contestazioni degli studenti sull’alternanza?

Sostanzialmente che una parte, certamente minoritaria, del movimento degli studenti è scesa in piazza con slogan tipo “non siamo operai”. Qui  c’è un tema sul valore del lavoro, la dignità  di ogni lavoro, con il pericolo di stigmatizzare ancora una volta le imprese come sfruttatrici di per sé. Il fatto che chi rappresenta i lavoratori non abbia detto nulla su questo tema non aiuta. Non si può evitare di sanzionare quel concetto.

Siamo a fine legislatura quali sono i fatti più importanti realizzati con il suo lavoro?

Prima di tutto le deleghe della legge 107 (La_Buona_Scuola_Approfondimenti.pdf). Vi è il nuovo reclutamento degli insegnanti. Il tema è la qualità formativa. Vinci il concorso, ma poi devi continuare la formazione perché non è automatico che tu prenda 110 e lode in matematica e poi sappia insegnare. Se vogliamo puntare sulla società e sull’economia della conoscenza, il valore della professione dei docenti dall’inizio dei cicli scolastici fino all’università, è decisivo. Sono anche soddisfatta di aver qualificato la delega sulla formazione professionale che, a questo punto, non è più di serie B.  E anche l’intervento sulla cultura umanistica e i linguaggi. In sintesi, sono otto deleghe qualificanti che disegnano un modello molto più qualitativo e innovativo della scuola italiana. Di tutto questo sono molto soddisfatta. Anche perché è stato fatto riallacciando, in un rapporto di reciproco di rispetto, le funzioni ricoperte da chi le innovazioni e le riforme le fa e chi deve metterle in pratica.

Punto secondo?

La seconda cosa che lascio, molto importante immediatamente per le famiglie e per gli studenti, è che ho fatto iniziare l’anno scolastico con tutti i docenti in classe.

La burocrazia quindi può funzionare ?

Esattamente Se convinci e coinvolgi il Ministero e tutte le figure che sono legate a quell’obiettivo, anche facendo lavorare intensamente, l’avvio dell’anno scolastico con tutti i docenti in classe è possibile.

Due appuntamenti importanti per ricerca e università. Qualche sassolino tolto dalla scarpa? 

Sono molto orgogliosa di aver realizzato un G7 della scienza molto importante sulla funzione della ricerca, dei ricercatori, dell’alta formazione. Ma devo anche aggiungere che dopo 20 anni ho realizzato il 10 novembre la conferenza sull’università italiana, apprezzata da tutto il mondo accademico.  Il 23 di novembre la Corte dei Conti è venuta qui per verificare e certificare se c’era corrispondenza fra le cose affermate alla conferenza del 10 e quello che certifica sull’università italiane la Corte dei Conti stessa. Un esame superato con grande soddisfazione

Violenza sulle donne, cyberbullismo e bullismo tre temi su cui ha particolare attenzione…

Sono temi che considero fondamentali. Il 27 ottobre ho presentato le linee guida in attuazione a un comma molto discusso nel Paese, sempre della buona scuola ,il comma 16 cioè le linee guida contro la violenza sulle donne. Ci vuole una campagna di educazione al rispetto, in attuazione dell’art. 3 della costituzione, per aumentare la di relazione delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi insieme  alle linee guida contro bullismo e cyberbullismo. C’è però un’ultima cosa.. Il 2018 segna 70 anni di Costituzione Italiana. Abbiamo predisposto una grande operazione per la diffusione e lo studio in tutte le scuole di ogni ordine e grado.

Lei è nel Partito democratico dalla nascita, dieci anni fa. Ora se ne è andato un pezzo: rimpianto dolore o sollievo ?

Delusione.

Perché?

Il partito di cui ho visto nascita e cui ho partecipato è la capacità di avere uguali valori e finalità, obiettivi e rappresentanza di interessi diversi da quelli del centrodestra. La capacità pluralista di stare insieme è una delle grandi questioni che questo Paese doveva affrontare

Forse non erano preparati al pluralismo?

E’ una delusione profonda. In passato ho apprezzato particolarmente il fatto che ci sia stata la contendibilità interna, che abbia vinto Bersani, che io ai tempi ho appoggiato. Ma quando Matteo Renzi ha perso, ho molto apprezzato per l’ammissione della sconfitta e nello stesso tempo per il suo rimanere dentro al partito, seppure in minoranza.

 

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