Bilancio, Corte Costituzionale dà torto al Comune di Napoli. Le opposizioni: bocciata la finanza creativa di de Magistris.

Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris alla presentazione a Palazzo San Giacomo sede Comune di Napoli dei nuovi quattro assessori . Da sinistra Rosaria Galiero di Sinistra in Comune, l'ex consigliera eletta tra le fila del M5s, Francesca Menna, l' ex consigliera demA Eleonora De Majo e Luigi Felaco, 12 novembre 2019 ANSA/ CIRO FUSCO

La Corte Costituzionale ha stabilito che i prestiti ottenuti dal Governo per pagare i debiti comunali non possono essere utilizzati per andare a migliorare il disavanzo, liberando risorse per fare altre spese e investimenti. La sentenza spiega che l’inidoneità delle anticipazioni a rimuovere situazioni di deficit strutturale deriva non solo dal contrasto con l’articolo 119, sesto comma, della Costituzione, ma anche da dati elementari dell’esperienza, secondo cui solo un investimento efficace può assicurare, attraverso positivi effetti sul patrimonio della comunità di riferimento, la compensazione con i debiti che si contraggono attraverso l’assunzione del prestito.

Il disavanzo del Comune di Napoli potrebbe superare il miliardo di euro, mettendo in seria crisi l’economia dell’ente locale, che porterebbe diritti al dissesto.

Il Vicesindaco e assessore al Bilancio Enrico Panini invoca un intervento legislativo: In data odierna la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 4, ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell’art. 2, comma 6, del Decreto Legge 19 giugno 2015 n. 78, per contrasto con gli articoli 81, 97, primo comma, e 119, sesto comma della Costituzione. Tale sentenza sancisce il divieto di utilizzare le anticipazioni di liquidità in conto Fondo Crediti Dubbia Esigibilità. La questione di legittimità costituzionale era stata rimessa in via incidentale dalle Sezioni riunite in speciale composizione della Corte dei conti in ordine a un ricorso del Comune di Napoli contro la delibera n. 107 del 10 settembre 2018 della sezione regionale di controllo della Campania che aveva accertato il difetto di copertura di alcuni programmi di spesa. Le anticipazioni di liquidità sono prestiti fatti ai Comuni nell’anno 2013 per pagare debiti pregressi di fornitura ai creditori dell’Ente. Il Comune di Napoli, come tanti altri, in ossequio all’articolo dichiarato ora incostituzionale, ha ritenuto che le anticipazioni di liquidità dovessero essere considerate in conto Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità, mentre la Corte costituzionale ritiene che tale anticipazione sia aggiuntiva rispetto al Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità e, pertanto, dovesse essere inserita nel risultato di amministrazione. Tale pronuncia ha il duplice effetto di richiamare, da un lato, il legislatore statale sulla necessità di rispettare il dettato costituzionale dell’art.119 in merito alla necessità di trasferire risorse in favore delle comunità territoriali con minori capacità fiscali per abitante, al fine di consentire l’erogazione di servizi e prestazioni costituzionalmente necessarie, dall’altro essa coinvolge centinaia di Amministrazioni comunali che, nel corso del tempo, hanno utilizzato tale norma, oggi dichiarata incostituzionale. Val la pena di ricordare che al Comune di Napoli, pur essendo in Piano di riequilibrio, sono state sottratte, dall’anno di attivazione della procedura di riequilibrio (2012) a tutto il 2019, oltre 700 milioni di euro, modificando le condizioni in base alle quali il Comune aveva aderito al Piano di Riequilibrio mediante la sottrazione di risorse fondamentali per il rientro dal disavanzo. Il Comune, pur adeguandosi a tale pronuncia secondo tempi e modalità che dovranno essere definiti, ritiene indifferibile un immediato intervento legislativo al fine di colmare le disuguaglianze scaturite da una sentenza che non ha tenuto conto della peculiarità della anticipazione di liquidità e della armonizzazione contabile, in relazione al percorso di riequilibrio in corso di realizzazione. E che la stessa richiesta sia avanzata dalla Corte all’interno del corpo della Sentenza ben ne evidenzia l’urgenza.

Le opposizioni invitano de Magistris a trarre le conseguenze:

“L’unica consapevolezza che dovrebbe emergere in queste ore nelle stanze di Palazzo San Giacomo è che, ormai, il Comune di Napoli ha le ore contate ed è sempre più vicino al default. La recente sentenza della Corte Costituzionale, infatti, boccia de Magistris, mettendo fine alla ‘finanza creativa’, utilizzata in tutti questi anni per far quadrare i conti. E, al di là degli aspetti più tecnici, chiarisce una volta per tutte che l’Ente ha utilizzato poste straordinarie per ridurre il disavanzo. Visto che il sindaco è un ex magistrato, come ha potuto errare nell’applicare le norme? Ora l’unica possibilità che rimane è rifare il bilancio daccapo. Per farla breve, sarebbe più facile sperare direttamente in un miracolo”. Ad affermarlo sono i Consiglieri comunali di Napoli, Roberta Giova del gruppo “La Città” ed Alessia Quaglietta e Diego Venanzoni del PD.

“Nei fatti -continuano i Consiglieri di opposizione- il Comune di Napoli, piuttosto che utilizzare le anticipazioni di liquidità, risorse ottenute in questi anni dal Governo e da Cassa Depositi e Prestiti, per far fronte ai debiti accumulati, li ha riversati sul disavanzo per modificare il risultato di amministrazione ed assicurarsi nuove forme di copertura della spesa. Peccato che la sentenza è intervenuta proprio per mettere fine a tutto questo, puntualizzando, in maniera inequivocabile, che è illegittimo ed anticostituzionale. Possibile che chi ha redatto il bilancio non lo abbia minimamente messo in conto? O forse si è preferito rischiare, pur di garantirsi la sopravvivenza politica? Insomma, in mano a chi è stata Napoli in questi anni?”  

“Una cosa è certa: l’Assessore al Bilancio ed il Sindaco -concludono-, di fronte a quest’ennesima bocciatura contabile, farebbero meglio ad assumersi le proprie responsabilità e trarne le dovute conseguenze. Anche perché tutto questo rappresenta una vera e propria pietra tombale sulle già precarie condizioni di salute delle casse comunali”.

Il presidente della Commissione Trasparenza del Consiglio Comunale, Domenico Palmieri, ripercorre l’iter della vicenda con estrema chiarezza: «La Consulta doveva pronunciarsi sulla costituzionalità di alcune norme di vitale interesse per il Comune di Napoli. Che, in base all’ultima riformulazione del Piano di Riequilibrio approvato nell’ambito della procedura di pre-dissesto, aveva quantificato il deficit in circa 1.700 milioni. Tuttavia la Sezione Regionale di Controllo della Corte dei Conti aveva fatto salire il disavanzo a 2.400 milioni. La stessa Corte dei Conti campana aveva poi bocciato anche le contromisure adottate dal Comune, in particolare l’errato inserimento in bilancio delle anticipazioni di liquidità ricevute negli anni scorsi e che, secondo i magistrati contabili, ha determinato una illegittima espansione delle capacità di spesa per un importo di 1.140 milioni di euro. La Corte impose al Comune anche il blocco della spesa non obbligatoria. Il ricorso del Comune di Napoli avverso la delibera della Sezione di Controllo è stato discusso il 21 novembre 2018 dinanzi alle Sezioni Riunite della Corte dei Conti le quali hanno sospeso l’efficacia della delibera in quanto è stata sollevata questione di legittimità costituzionale delle norme in base alle quali si era potuto procedere alla contestata contabilizzazione delle anticipazioni di liquidità; per effetto della sospensione della delibera è stato pertanto rimosso il blocco della spesa non obbligatoria e quindi il Comune ha potuto spendere liberamente per l’intero 2019. Alla fine del 2018, l’assessore al Bilancio Panini affermò – con eccessiva superficialità, a mio modo di vedere – che la Corte dei Conti di Roma aveva accolto le ragioni del Comune, e invece le gravi criticità rilevate restavano tutte pendenti in attesa del giudizio della Corte Costituzionale, la quale oggi si è pronunciata riattivando la delibera 107 della Corte dei Conti della Campania che, come abbiamo visto, bocciava su tutto il fronte l’attuazione del Piano di Riequilibrio del Comune di Napoli».

E Palmieri conclude: «Questa sentenza, com’è evidente, farà sollevare, tutta in una volta purtroppo, la polvere che l’amministrazione de Magistris ha nascosto per anni sotto il tappeto dei conti comunali, aggravando ulteriormente la gestione di bilancio e le difficoltà, già drammatiche, nell’erogazione dei servizi ai cittadini. Torna di attualità anche la possibile dichiarazione di dissesto finanziario, sebbene ormai la questione interessi esclusivamente gli amministratori comunali in quanto per i napoletani non cambierebbe nulla rispetto all’attuale situazione già disastrosa, con tasse al massimo e servizi pubblici – dai trasporti ai rifiuti alla manutenzione urbana – inesistenti».