Tragedia Solfatara, pm chiede pesanti condanne e confisca area.

Un'immagine della pineta a ridosso della Solfatara di Pozzuoli dopo l'incendio, Napoli, 13 agosto 2017. ANSA/CESARE ABBATE

Sei anni di reclusione per Giorgio Angarano, legale rappresentante dellaVulcano Solfatara srl (con già conteggiato lo sconto di un terzo della pena per il rito abbreviato, la richiesta base sarebbe stata 9 anni), 5 anni e 4 mesi (anche questi già ridotti da 8) per gli altri cinque soci, pena pecuniaria di 172mila euro per la società e confisca dell’area già sotto sequestro. Queste le pesanti richieste di condanna formulate nell’udienza di oggi, 16 ottobre, avanti al giudice del tribunale di Napoli, Egle Pilla, dai due Pubblici Ministeri della Procura partenopea, Anna Frasca e Giuliana Giuliano, titolari del procedimento penale per la tragica morte, avvenuta il 12 settembre 2017, dei coniugi veneziani di Meolo Massimiliano Carrer e Tiziana Zaramella e del loro figlioletto Lorenzo.

Durante una visita turistica al celebre sito naturalistico di Pozzuoli, da allora interdetto al pubblico, il ragazzino, avvicinatosi alla zona della fangaia per scattare una foto, precipitò in seguito all’apertura di una voragine sotto i suoi piedi, che inghiottì uno dopo l’altro, stordendoli con i gas del sottosuolo, anche il papà e la mamma, precipitatisi a ruota nel vano tentativo di salvare il ragazzo. Sopravvisse solo il figlioletto più piccolo dei Carrer, che ha assistito impotente al dramma e oggi vive con la zia. I familiari delle vittime sono assistiti da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con gli avvocati Alberto Berardi, del Foro di Padova, e Vincenzo Cortellessa, del Foro di Santa Maria Capua Vetere, e sono già stati risarciti integralmente, ma ora si aspettano che sia fatta giustizia anche sul fronte penale.

Per questa immane tragedia sono stati indagati – e al termine delle indagini preliminari è stato chiesto per loro il processo Giorgio Angarano, 73 anni di Pozzuoli, legale rappresentante della “Vulcano Solfatara srl” che gestisce il sito, e cinque soci della stessa: Maria Angarano, 75 anni di Pozzuoli, Maria Di Salvo, 70 anni, di Pozzuoli, l’omonima Maria Di Salvo, 41 anni, di Napoli, Annarita Letizia, 71 anni, di Pozzuoli, e Francesco Di Salvo, 45 anni, di Napoli. Rinviata a giudizio anche la stessa società in persona del suo legale rappresentante. Agli imputati sono contestati reati pesantissimi (ben 14 capi d’accusa ai sensi del codice penale e del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro) per i quali sono previsti svariati anni di reclusione, di qui la scelta del rito abbreviato che darà loro diritto alla riduzione di un terzo della pena. In primis, quelli di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e ai danni di più persone, e di disastro colposo e di delitti colposi di danno, sempre in cooperazione tra loro. Sono accusati di aver causato il decesso dei tre turisti “per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nell’aver gestito il sito vulcanico”, classificato dalla Commissione Grandi rischi “in zona rossa”, “in assenza di qualsiasi cautela idonea ad assicurare che l’attività turistico-ricettiva fosse svolta in modo da garantire la sicurezza dei lavoratori dipendenti e dei terzi visitatori”. E tutti gli imputati, per la Procura, che ha tratto le sue conclusioni anche alla luce di una superperizia affidata a un pool di sette esperti, sapevano dei rischi dell’area, ma non hanno fatto nulla, in nome del profitto, per metterla in sicurezza.

Nell’udienza di oggi, dopo quasi un anno di rinvii causa Covid (l’udienza preliminare si era tenuta il 14 gennaio e la requisitoria delle Pm inizialmente era fissata al 4 marzo), i due Sostituti Procuratori hanno, tra le altre cose, confutato in modo incontrovertibile un’infondata circostanza diffusasi all’indomani del dramma e che aveva profondamente ferito i congiunti delle vittime, che cioè Lorenzo avesse scavalcato una catenella e si fosse avventurato in una zona vietata. I due magistrati hanno dimostrato che l’area dove si è consumata la tragedia non era in alcun modo interdetta ma accessibile liberamente a qualsiasi visitatore: il ragazzo non ha dunque alcuna responsabilità.

Innumerevoli, invece, quelle in capo ai gestori della Solfatara, l’unico sito vulcanico a gestione privata del mondo, che apparteneva fin dall’Ottocento alla famiglia Angarano, e di cui i magistrati hanno chiesto anche la confisca. Nella loro requisitoria le dott.sse Frasca e Giuliano hanno ribadito come l’area fosse gestita nella più diffusa e macroscopica violazione non solo delle stringenti norme di sicurezza previste per siti di particolare delicatezza, come nel caso di una zona vulcanica che avrebbe al contrario richiesto ancora già attenzione, ma anche delle più elementari regole di generale prudenza e di buon senso. E’ emerso, ad esempio, che le buche che via via si formavano, come quella che ha inghiottito i Carrer, venivano semplicemente riempite alla buona senza alcun controllo né verifica. E, altro aspetto sconcertante, che il sito era privo di qualsiasi autorizzazione: ve n’era solo una sindacale del Comune di Pozzuoli ma limitata all’attività di camping, e non per lo sfruttamento turistico dell’area.

Il legale rappresentate della società è accusato anche di aver sacrificato ogni necessario intervento di messa in sicurezza, per i visitatori, ma anche per i suoi dipendenti, alle logiche del business, e in quest’ottica sono stati ritenuti responsabili, sia pure in misura lievemente minore, anche gli altri soci, pure loro perfettamente a conoscenza dei pericoli ma mai intervenuti per non vedere ridotti i vantaggi economici di cui beneficiavano. Come detto, la Vulcano Solfatara srl dovrà pagare anche una sanzione pecuniaria di 172mila euro.

La Procura di Napoli ha svolto un ottimo e complesso lavoro per accertare le responsabilità che hanno portato alla morte di Tiziana, Massimiliano e Lorenzo – commenta l’Avv. Vincenzo Cortellessa Ora aspettiamo fiduciosi la decisione del giudice”. Prossima udienza il 12 novembre per la discussione delle difese degli imputati.

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