Fatti a manetta, Coldiretti lancia la filiera produttiva nelle carceri campane

Un percorso nell’agroalimentare per avere una concreta opportunità di reinserimento sociale ed abbandonare definitivamente le strade sbagliate. Questo l’ambizioso obiettivo che scaturisce dal protocollo d’intesa siglato fra il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per la Campania e la Federazione regionale Coldiretti Campania. A mettere nero su bianco sono stati il Presidente Coldiretti Campania Ettore Bellelli, il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Campania Lucia Castellano e il Direttore UIEPE Campania (Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna) Claudia Nannola.

“Tutti meritano di avere una seconda possibilità. Oggi il mondo agricolo può dare a quanti entrano nei percorsi di questo progetto sbocchi ed opportunità. In questo settore c’è una continua ricerca di personale. Inizieranno a capire come funziona una azienda agricola e quali sono i compiti di chi è addetto alla gestione delle stesse. In più forniremo assistenza tecnica per consentire alle aziende agricole che sono all’interno di questi istituti di avere anche una certa redditività. Dobbiamo creare non solo il lavoro ma anche il modello di sostenibilità economica, ambientale e sociale” spiega il presidente Coldiretti Campania Ettore Bellelli.

L’accordo prevede l’attivazione di progetti di inclusione socio lavorativa nel settore agroalimentare, attraverso percorsi di orientamento, formazione e inserimento.  L’iniziativa vuole coinvolgere più istituti del territorio istituendo filiere produttive e trasformative dei prodotti con il coordinamento dell’Amministrazione penitenziaria e il supporto tecnico di Coldiretti.

La Provveditrice Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Campania Lucia Castellano entra nel merito della produzione: “Ringrazio di cuore Coldiretti per questa voglia di sperimentare questo percorso in un terreno così complicato. Si fa promotrice di un vero percorso imprenditoriale all’interno degli istituti penitenziari, uscendone poi con i prodotti che arriveranno sui loro mercatini. Non vediamo l’ora di essere presenti con il nostro marchio “Fatti a Manetta”. I detenuti coltiveranno la terra con le cooperative e poi insieme a Coldiretti provvederemo a vendere all’esterno questi prodotti”.

 

Saremo subito operativi in molti istituti di pena già attrezzati come Secondigliano e poi in quelli che si attrezzeranno come Carinola. Opportunità anche per Aversa, Arienzo e tutti quelli che pian piano si inseriranno. Manca Poggioreale che non ha gli spazi adeguati”.