Nello Spazio Lea Vergine, due mostre all’anno, in tre anni, saranno dedicate a ¬figure che hanno lavorato e lavorano sui temi del classico, della natura, del corpo, dell’abitare,d ell’ambiente e del sociale. Artiste che senza limiti di linguaggi e tecniche documentano il panorama artistico italiano e internazionale anche in relazione alle collezioni della GAN. Il primo appuntamento è dedicato a Marisa Albanese. Curata da Alessandro Demma, l’esposizione si concluderà con l’acquisizione di una Combattente eseguita dall’artista nel 2013: una celebre scultura che entra nelle collezioni della GAN grazie al PAC – Piano per l’Arte Contemporanea 2021, in tal modo ridando vita a quella politica di acquisizioni di opere per il Museo dell’Accademia, tesa ad attualizzarne e ad ampliarne le collezioni permanenti. In mostra si presentano sei lavori in grado di sintetizzare il corpus narrativo e rappresentativo dell’opera della grande artista napoletana. Attraverso molteplici linguaggi – dal disegno alla pittura,dall’istallazione alla scultura – i lavori esposti mettono poeticamente in evidenza una loro profonda, radicale connessione con la classicità, e contemporaneamente indagano con lucidità, tensione formale e impegno intellettuale le condizioni metatemporali dell’essere umano. Marisa Albanese (1947-2021) ha costruito il suo viaggio nei sentieri dell’arte con una costante attenzione agli enigmi nascosti del linguaggio e dell’immagine, al valore semiotico e semantico della parola e del segno, alle riflessioni sul corpo e il signifi¬cato dell’opera d’arte. Una ricerca che l’artista ha sapientemente costruito attraverso una decisiva indagine sulle strutture della conoscenza e della comunicazione umana, con uno sguardo nomade sul pensiero, la forma e la materia, con una particolare attenzione alle tracce politiche, culturali e sociali della storia e del tempo. Il suo percorso è stato un pellegrinaggio verso un luogo sacro e silenzioso, quellodella meditazione e della pratica del fare arte. I temi ricorrenti sono la letteratura, la storia, la condizione umana, le esperienze antropologiche e sociologiche,sempre indagati con lucidità e attenzione, con grande senso etico ed estetico e forte impatto emotivo per lo spettatore. La selezione di opere qui presentate, che vogliono inoltre documentare l’attenzione dell’artista per tecniche e linguaggi vicini alla formazione degli artisti nelle Accademie, diventano un alfabeto, un glossario per ricodifi¬care l’esistenza umana, “spazi critici” che sifanno rappresentazione dell’ethos inteso come norma,comportamento, del logos come manifestazione del pensiero, come scelta e capacità di raccontare, e del pathos come forza emotiva, sofferenza, dramma. Qui si situa il vero senso ontologico dell’estetica dell’artista, in questo corpo a corpo con la conoscenza,con la ricerca, con l’analisi, con la dischiusura del ¬finito nell’infi¬nito, con la volontà di indagare lo spazio dell’opera per costruire strutture di senso e di apparenza, super¬fici av olte reali a volte immagini¬che di una narrazione sempre attenta alle architetture del tempo, al senso della storia. Le opere prendono, così, forma e sostanza, stabiliscono le regole di una posizione politico-culturale decisa e critica, si fanno corpo, gusci d’esistenza che enfatizzano l’essenza del pensiero di Marisa Albanese, quello di un’instancabile Combattente dell’arte.