Operazione interforze anti caporalato nel Casertano.

Un fermo immagine tratto da un video della polizia mostra l'operazione anticaporalato che ha portato una coppia di coniugi agli arresti domiciliari e al sequestro di due società agricole attive nel settore ortofrutticolo e florealisticoa a Latina, 23 aprile 2020. ANSA/POLIZIA EDITORIAL USE ONLY NO SALES

Venti braccianti agricoli “in nero”, tutti stranieri, provenienti soprattutto dall’ est Europa e dal nord Africa, sono stati scoperti nelle campagne del Casertano nel corso di controlli effettuati dall’Ispettorato del Lavoro di Caserta e dai carabinieri del Nil (Nucleo Ispettorato del Lavoro) di Caserta; per quattro aziende agricole sono stati emanati provvedimenti di sospensione dell’attività.

All’operazione ha preso parte una task force composta dal personale dell’ispettorato casertano, che ha coordinato l’attività rientrante nel progetto SU.PR.EME, e dell’ispettorato di Napoli, Sassari, Roma e Salerno.

Nel mirino diciassette aziende agricole situate nei territori dell’agro-aversano, dell’agro-sessano e della zona dei Mazzoni, dove sono presenti soprattutto piantagioni di pomodori, peperoni, melanzane e angurie. Gli ispettori hanno verificato le posizioni di 64 lavoratori scoprendo che 20 non avevano alcun tipo di contratto.

Dei 64 controllati, 51 erano extracomunitari risultati privi del permesso di soggiorno, e per il loro impiego sono stati denunciati cinque imprenditori, a carico dei quali però sono in corso verifiche per accertare la sussistenza anche del reato di sfruttamento lavorativo. In un campo della zona dei Mazzoni sono stati infatti trovati, intenti a raccogliere angurie, sette lavoratori di nazionalità tunisina privi del permesso di soggiorno; sotto il sole cocente, alcuni lavoravano senza calzature ed è emerso che venivano pagati a cottimo – 7 euro a cassone – e impiegati per 9 ore al giorno senza riposo settimanale. Per tutti i braccianti sono in corso le verifiche anche per la sussistenza di violazioni in materia di orario di lavoro e di sicurezza nei luoghi di lavoro, tra le quali l’omessa consegna dei dispositivi di protezione individuale.

“Quanto scoperto dall’azione interforze di Ispettorato del Lavoro, Inps, Asl e Carabinieri nella zona dell’agro-aversano in provincia di Caserta fa emergere, una volta di più, le condizioni estreme a cui lavoratori e lavoratrici agricoli, per lo più extracomunitari, sono sottoposti”.

Così, in una nota la segretaria generale Flai-Cgil Campania e Napoli, Giovanna Basile e il segretario generale Flai-Cgil Caserta, Igor Prata, commentano l’operazione interforze che ha portato alla denuncia di cinque imprenditori agricoli durante un’azione anti-caporalato.

“Da settimane – precisano Basile e Prata – chiediamo lo stop al lavoro durante le ore più calde della giornata, ma ad oggi non abbiamo ricevuto nessuna risposta alle richieste avanzate alla Regione Campania, affinché emanasse una specifica ordinanza come fatto in altre regioni del Sud. A questo si aggiungono le tante irregolarità nei rapporti di lavoro, nel rilascio permessi di soggiorno e le paghe da fame per un’intera giornata nei campi”. “Tutto ciò – concludono i due sindacalisti – è sfruttamento, si chiama caporalato ed esiste una legge nazionale per contrastarlo, ma le aziende, complice anche la scarsità di controlli e sanzioni, la aggirano senza troppi scrupoli. La politica e le istituzioni devono farsi carico una volta per tutte di questa piaga sociale che colpisce migliaia di lavoratori e lavoratrici, senza i quali non sarebbe garantita la filiera agricola in Campania”. (ANSA).