Cronache dallo sterminio, quando il Macello diventa poesia. Dall’11 al 13 febbraio nella Sala Assoli il concerto per sola voce di Pietro Babina.

Il macello come un palcoscenico della crudeltà, un luogo in cui la poesia si trasforma in un atto politico e di denuncia: senza dubbio “Macello” è un lavoro di forte impatto scenico ed emotivo. Da venerdì 11 a domenica 13 (feriali ore 20.20, festivo ore 18) è di scena nella Sala Assoli di Napoli. L’azione poetica di Pietro Babina ha la sua genesi in un libro di poesie del 2004 dall’omonimo titolo. Sulla copertina del volume di Ivano Ferrari queste terribili parole: “Dalla vasca d’acqua bollente/ emerge un enorme maiale/ bianco come uno spettro/ che oscilla impudico fino a quando/ dal finestrone il sole/ accende quintali di luce.”

Ferrari ha lavorato realmente nel macello comunale di Mantova, un’esperienza forte che ha tradotto in versi. Il risultato è una poesia che ribalta radicalmente l’idea cristallizzata di “poetico”, mostrando come questa pratica possa attraversare anche luoghi e immaginari terrificanti come quello del continuo prodursi di morte violenta e di come questo possa divenire potenziale e potente paesaggio di riferimento per un poeta.

Quelle parole hanno ispirato Babina, che vi ha costruito intorno un’azione che sfugge ai canoni del reading di poesie per trasformarsi in qualcosa di diverso, simile a un concerto per voce sola (anche simbolicamente), una voce che tenta di restituire quel magma ribollente, infernale, scabroso e nascosto, che sgorga dalla pratica quotidiana della macellazione.

La voce ha un accompagnamento visivo fatto di materiali concreti e incongrui, prodotti con mezzi analogici. Come nel volumetto il Macello rimanda ad altri macelli che continuano ad attraversare la nostra vita di specie e che è campo di battaglia, lager, laboratorio, chiesa, teatro e dove i macellatori sono carnefici, tecnici, sacerdoti, registi, così in scena Babina traspone poeticamente con le immagini di Giovanni Brunetto questo ‘teatro della crudeltà: Brunetto monta le sue fotografie in un video che vira verso il rosso e il nero. Babina sceglie la tuta del macellatore per strapparsela di dosso, in cerca di una lacerazione. Il suo gesto è disperato, sincero il suo desiderio di aderire alla carne del testo.

Non è un lavoro facile: tra i più attenti registi del nuovo teatro anni Ottanta, Babina continua un cammino artistico personale e sempre fuori dal mainstream teatrale, tra pedagogia e produzioni.

“La mia scelta iniziale, di lavorare su questo materiale – scrive nelle note al lavoro – si iscriveva in un percorso sulla memoria dei campi di sterminio nazisti e sull’eterna domanda, di come degli uomini, a noi in tutto simili, abbiano potuto compiere una tale mostruosità. Leggendo Macello ho immediatamente ravvisato, non solo un’analogia nella produzione meccanica di morte, ma ancora più inquietante, la sensazione che questi luoghi, nel cuore delle nostre città, siano luoghi in cui si mantiene ardente, come brace sotto le ceneri, un’attitudine allo sterminio, che siano luoghi in cui il concetto di sterminio persiste come possibile normalità e che le nostre società, sono organismi al cui interno, pulsa anche questo: uno sterminio continuo al momento rivolto verso il diverso in quanto animale (cosa a mio parere non meno grave), e che potrebbe da un momento all’altro mutare il suo soggetto di riferimento”.

 

Crediti

MACELLO

di Pietro Babina/Giovanni Brunetto

drammaturgia: Pietro Babina, Jonny Costantino

regia: Pietro Babina

immagini: Giovanni Brunetto

in scena: Pietro Babina (voce e suono)

Giovanni Brunetto (immagini)

produzione: Mesmer

 

Orari: 11 e 12 febbraio ore 20,30; domenica 13 febbraio ore 18,00

 

Informazioni e biglietteria:

Sala Assoli – Vico Lungo Teatro Nuovo 110 Napoli

tel. 3454679142 (feriali 10-13 e 16-19)

info@casadelcontemporaneo.it