i Saperi dell’Orientale, l’altro Islam, l’Indonesia, mercoledì 1 a Palazzo du Mesnil.

orientale chiatamoneMercoledì 1 aprile alle 20.00 presso la sede dell’Orientale di Palazzo Du Mesnil (via Chiatamone 62), nell’ambito del ciclo «I saperi dell’Orientale» (appuntamento ogni mercoledì alle 20.00 fino all’8 aprile, sempre a Palazzo Du Mesnil), Antonia Soriente, docente di “Lingua e letteratura indonesiana”, parlerà di: “L’altro islam: l’Indonesia”.

L’Indonesia è il paese musulmano con il maggior numero di credenti e demograficamente rappresenta il quarto paese al mondo con i suoi 252 milioni di abitanti. Attualmente la percentuale dell’87% di questa popolazione, ovvero più di 200 milioni di persone, è di fede musulmana.
Pur essendo questa religione maggioritaria, l’Indonesia è sostanzialmente un paese multiculturale grazie alla presenza al suo interno di 250 gruppi etnolinguistici. Secondo la costituzione del 1945, il paese rispetta  qualsiasi fede ma non ne impone nessuna.
Per questo l’Indonesia ha sviluppato un modello socio-politico unico di grande importanza. Nonostante la maggioranza degli indonesiani sia musulmana, l’Islam indonesiano è moderato, e l’Indonesia non è uno stato Islamico.
I padri fondatori del Paese pur essendo in maggioranza prominenti intellettuali di tradizione musulmana, volutamente decisero di non scegliere la religione islamica come la base dello Stato.
Il nuovo governo costituito da 34 ministri ha ben 8 donne al suo interno e combatte ogni forma di corruzione, fondamentalismo e violenza. Il ministro degli affari religiosi è noto soprattutto per il suo tentativo di dare spazio e riconoscimento anche alle religioni minori e non esita a condannare atti terroristici come l’attacco a Charlie Hebdoo e a screditare l’ISIS in quanto privo di ideologia e soprattutto una minaccia per i musulmani di tutto  il mondo.
Il modello indonesiano vuole e deve essere visto come l’alternativa all’Islam medio-orientale in un contesto internazionale.

Il prossimo e ultimo appuntamento sarà:

8 aprile, Ruth Hanau Santini: “Le sorprese della democrazia tunisina”