Una storia per Euridice al Teatro Tram.

Fino a domenica a Napoli, al Teatro Tram, in via Port’Alba, 30 (Piazza Dante) in scena ‘Una storia per Euridice’.

Testo e regia di Luisa Guarro con Chiara Orefice, disegno luci di Paco Summonte, scenografia costumi e scelta musicale di Luisa Guarro, coreografie e improvvisazione canora di Chiara Orefice, allestimento scenico Giorgia Lauro.

L’opera è progetto vincitore di ‘Regista con la A’.

Esiste un tempo di passaggio prima della morte, un lampo durante il quale tutta la vita ti passa davanti. E in questo tempo dilatato Euridice, sul punto di varcare la soglia dell’ aldilà, rivive la sua storia attraverso frammenti di memoria. La sua è una storia mai raccontata prima. Di lei poco si è detto nei secoli: era una Ninfa arborea, era sposa del musico Orfeo ed è morta prematuramente morsa da una vipera mentre fuggiva dall’allevatore di api Aristeo, che voleva possederla. La sua morte provoca la discesa agli inferi di Orfeo a cui è dedicato il mito. Ninfa vittima di una violenza maschile, dunque. Da qui parte l’originale ricostruzione che racconta tutta la sua vita dalla nascita alla morte ed oltre. Racconta di una giovane avvenente e vivace donna-ninfa della provincia napoletana, figlia di una Quercia, il cui ardore viene spento da una relazione d’amore fagocitante con Aristeo. Nella storia proposta le dinamiche socio-culturali e psicologiche si intrecciano.

Sovente accade che i genitori sacrifichino le istanze di libertà e autenticità dei figli di cui dovrebbero farsi portavoce presso la comunità di appartenenza, per piegarle alle regole che questa impone. Ciò produce profonde ferite narcisistiche che predispongono a diventare succubi e artefici di amori patologici, amori nei quali si cerca ossessivamente di sanare la ferita originaria. Solo dopo aver superato il suo inferno Euridice incontra Orfeo ed è capace di vero amore… Quello di Euridice è un monologo visionario, in napoletano e italiano, secondo il bilinguismo campano; un virtuoso gioco di cambi di voce e personaggi, di danze e canti d’amore disperato. Una riflessione sulla condizione delle donne-ninfe la cui essenza di spiriti liberi viene repressa, per cui o si trasformano in piante -radicate e immobili, con una silenziosa energia vitale mortificata e costretta da membra legnose- o si ribellano scatenando la violenta reazione di chi pretende il loro soccombere.(ANSA).